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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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giovedì 23 aprile 2009

Tradimento

Quali differenze tra Pietro e Giuda?

Esteriormente il gesto è identico, ci sono solo piccole differenze accidentali.
Interiormente cambia tutto.

Il rifiuto totale di DIO e la sua sostituzione con l'IO da parte di Giuda, che dispone della sua vita, la dice lunga sull'essere umano. Ancora una volta mi sembra essenziale il quadro della Genesi: l'uomo continua drammaticamente a voler cogliere il frutto, la conoscenza del bene e del male. Non si tratta di creazionismo, ma di rivelazioni ontologiche.

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. [...] Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. [...] E detto questo aggiunse: «Seguimi». (Gv 21, 1-19)

Pietro rinuncia al frutto, si sottopone al perdono, al movimento del cuore di Dio verso l'uomo peccatore. Infatti l'evangelista usa inizialmente in "mi ami tu più di costoro?" il verbo greco agapao, ovvero amare totalmente, senza limiti. Poi, la seconda volta, Gesù scende di un gradino "mi ami tu", lo stesso verbo ma senza più il paragone con gli altri. Infine il termine cambia, diventa fileo, cioè un piccolo, umile e umano voler bene, lo stesso usato sempre nelle sue risposte da Pietro. Qui c'è l'incontro dell'uomo con Dio, ma è Questi che si è mosso... Finalmente la rinascita, la ripresa del cammino: "seguimi".

Il perdono libera l'uomo.

Il suo rifiuto, invece, lo può portare fino alla schiavitù definitiva della morte.

***

2 commenti:

Anonimo ha detto...

segnalo - in linea con il post - la catechesi di Benedetto XVI del 24 Maggio 2006

"Vi si rileva un gioco di verbi molto significativo. In greco il verbo “filéo” esprime l’amore di amicizia, tenero ma non totalizzante, mentre il verbo “agapáo” significa l’amore senza riserve, totale ed incondizionato. Gesù domanda a Pietro la prima volta: «Simone... mi ami tu (agapâs-me)” con questo amore totale e incondizionato (cfr Gv 21,15)? Prima dell’esperienza del tradimento l’Apostolo avrebbe certamente detto: “Ti amo (agapô-se) incondizionatamente”. Ora che ha conosciuto l’amara tristezza dell’infedeltà, il dramma della propria debolezza, dice con umiltà: “Signore, ti voglio bene (filô-se)”, cioè “ti amo del mio povero amore umano”. Il Cristo insiste: “Simone, mi ami tu con questo amore totale che io voglio?”. E Pietro ripete la risposta del suo umile amore umano: “Kyrie, filô-se”, “Signore, ti voglio bene come so voler bene”. Alla terza volta Gesù dice a Simone soltanto: “Fileîs-me?”, “mi vuoi bene?”. Simone comprende che a Gesù basta il suo povero amore, l’unico di cui è capace, e tuttavia è rattristato che il Signore gli abbia dovuto dire così. Gli risponde perciò: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene (filô-se)”. Verrebbe da dire che Gesù si è adeguato a Pietro, piuttosto che Pietro a Gesù! E’ proprio questo adeguamento divino a dare speranza al discepolo, che ha conosciuto la sofferenza dell’infedeltà. Da qui nasce la fiducia che lo rende capace della sequela fino alla fine: «Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”» (Gv 21,19)."

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2006/documents/hf_ben-xvi_aud_20060524_it.html

Luigi

andrea.pontalti ha detto...

@ Luigi

Molto utile. Grazie!

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