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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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martedì 27 ottobre 2009

Fede ed omosessualità

Dice Swann:

Quanto alla questione "fede ed omosessualità", io sono cattolico ed omosessuale. ho ricevuto la fede in dono, non è un mio merito. Sono omosessuale come condizione della mia personalità. Non posso, non voglio e non debbo fare a meno del mio essere cattolico, sol perchè sono omosessuale. Mi assumo le mie responsabilità di credente innanzitutto davanti a Dio e alla mia coscienza. Un giorno saprò se ho scommesso bene o male, ma sono certo che Dio mi perdonerà con più larghezza se non ho smesso di amarlo, piuttosto che se lo rifiuterò per opportunismo.
Quando ho cominciato a ragionare sulla questione, ho letto qualche documento al riguardo, ho vistitato siti come questo, e alla fine ho raggiunto una conclusione molto simile alle parole citate. Vivere coscientemente la propria omosessualità e confermare la propria fede in Gesù Cristo, quindi l'appartenenza alla Sua Chiesa, perché percepiti come dono che vale questa vita "qua" e quella "là", credo sia la scelta giusta, anche se oggi risulta molto faticosa, difficile: porta ad essere bersagliati da più parti, porta sofferenze. E' di fatto una croce accolta pur di seguirlo.

Le parole di Swann sono verità. Ha la mia stima.

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Schizofrenia etica

Mi pare di cogliere un caratteristica ricorrente della cultura in cui vivo: ci comportiamo diversamente a seconda dell'ambito che ci vede coinvolti. Cambiano non solo i modi ma anche le regole. Abbiamo compartimenti etici talmente stagni che cambiando contesto diventiamo altre persone. Ci dimentichiamo della nostra totalità, ma prima o poi i nodi vengono al pettine. Forse il motivo è che diversificandoci ci percepiamo più liberi, autorizzati a fare in certi ambiti quello che negli altri abbiamo escluso. Bisogna ricordare che sulle nostre scelte galleggiano tante cose della nostra vita, le quali stanno in vasche separate tra loro ma in realtà comunicanti tramite vie nascoste sotto il pelo libero, e se riusciamo negli anni ad aggiungere acqua da una parte, è il livello globale del nostro mondo etico ad innalzarsi.

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mercoledì 14 ottobre 2009

Rivelazione

Per quale motivo si comincia a credere?

Non certo per solo ragionamento. Sicuramente la ragione aiuta a depurare la fede da scorie mentali e culturali, ad approfondirla, anche a difenderla, la qual cosa potrebbe essere paradossale per i seguaci del razionalismo. Basti ascoltare quanto dice il papa Benedetto XVI: spesso nei suoi discorsi è contenuto un alto livello di razionalità. Oppure si può leggere la Fides et Ratio (di cui però ammetto di aver letto pochissimo: ecco un impegno futuro per te, piccolo-uomo). Ma non esiste un cogito ergo credo, forse il contrario credo quia absurdum, al quale posso anche aderire previa precisazione: l'assurdo rivela un quadro di coerenza superiore, ovvero più che di assurdità si dovrebbe parlare di straordinarietà della fede cristiana. Ad esempio l'Incarnazione è ordinariamente assurda quanto la Resurrezione, ma alla luce della vita e delle parole di Gesù, sono avvenimenti necessari alla coerenza della Buona Novella, la Storia della Salvezza, direi altamente credibili e così necessari da essere stati anche profetizzati! Come avrebbe potuto Dio permettere agli uomini la libertà di sconfiggere la morte senza diventare Gesù, morire e risorgere?

Tornando alla domanda iniziale, penso che dal lato umano la fede si raggiunge anche fisicamente. Noto un qualcosa di estremamente materiale collegato alla fede. Non sto solo pensando ai miracoli, fenomeni che accadono fisicamente e che parlano contemporaneamente di una realtà straordinaria, sempre rapportati da Gesù al credere in Lui (non guarisce lo storpio per farlo camminare ma perché crede in lui, così anche con il lebbroso, ecc.), ma anche alle conversioni di cui ho già riflettuto più volte. Senza sicomoro Zaccheo non sarebbe stato salvato, pur volendo vedere Gesù, perché non avrebbe potuto accoglierlo mentre lo cercava con lo sguardo. Dio ci viene incontro e contemporanemente dissemina il mondo di cose vere che ci possono servire per avvicinarci a lui: tocca a noi salire sull'albero. Infine l'esempio dei discepoli di Emmaus: tanti discorsi e ragionamenti lungo il cammino, ascoltati direttamente dalla bocca Gesù, ma ciò non basta. Lo riconobbero nello spezzare il pane! Farina, acqua, sale... Il bisogno materiale dell'uomo che rivela li bisogno reale dell'uomo. Come accadde ai discepoli, la Verità puo attraversarci il cervello senza che noi riusciamo a collegarla con la realtà, anche se l'abbiamo fiscamente vicino; il pensiero può certamente far nascere in noi la volontà di cercarla, ma abbiamo bisogno degli occhi per trovarla nelle cose. La Verità abita il mondo. Pensala, piccolo-uomo, ma nello stesso tempo cercala intorno a te. Vuoi soddisfare il tuo bisogno vitale della Rivelazione di Dio: leggi e pensaci su, ma cerca anche il Pane.

Cena in Emmaus
Michelangelo Merisi da Caravaggio


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martedì 13 ottobre 2009

Vetus versus novus?

Da adolescente ero attratto più dai canti del coro giovanile che da quelli più tradizionali del coro degli adulti. Mi interessava molto la predica (con voto al celebrante e conseguente classifica dei preferiti). Sono poi liturgicamente cresciuto modificando il punto di vista: ho cominciato ad apprezzare la tensione verso superiori livelli di estetica musicale, che porta fino al perfezionismo formale. Ora sto lentamente imparando a partecipare alla celebrazione eucaristica pensando principalmente e più intensamente al Vangelo e al pane e vino che diventano Gesù Cristo.

Secondo me la riforma luturgica non ha sbagliato metodi e obiettivi; forse i primi sono stati a volte scambiati per fini, con la conseguenza che i secondi non sono stati spesso raggiunti. La soluzione al problema della partecipazione alle liturgie non è tanto nel trovare la forma giusta ma nel riempirla efficacemente del contenuto, ovvero di coscienza e volontà liturgiche del partecipante. Questo si fa per esempio preparando bene i ragazzi a catechesi e fornendo agli adulti gli strumenti per ripassare i significati delle forme dei riti, ma soprattutto coltivando la fede, predisponendo a ciò terreni fecondi: una fede convinta vuole ringraziare e cerca di capire i modi per farlo. Insomma: una Messa è bella quando è sincera.

Ringraziamenti: c'è chi preferisce spedire discorsi profondi scritti in lunghe lettere, chi invece andare dal benefattore e abbracciarlo. Ci sono anche vie intermedie. Conta questo: chi ha nel cuore la gratitudine trovi un modo per esprimerla tutta.

Davvero la liturgia eucaristica è il cuore della vita della Chiesa. Certo ha fatto bene il papa a ripristinare il vetus ordo a fianco del novus per tutte quelle persone alle quali pare di trovarsi meglio lì. Non bisogna però focalizzarsi sulle forme.

Vangelo ed Eucaristia. Tutto il resto può essere modificato, perfezionato, in funzione di come, dove e quando è il modo di vivere dell'assemblea celebrante.

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