Creative Commons License Questo è un blog tematico. I contenuti originali presenti qui sono pubblicati sotto Licenza Creative Commons.

Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

Argomenti:

mercoledì 28 maggio 2008

Canta che ti passa

Tutti quelli con cui parlo di questa cosa mi dicono che non è mia la colpa, ma della tendenza generale in Italia e dell'andazzo preso dalla nostra comunità. Apprezzo il tentativo, però sia chiaro che non mi possono convincere così facilmente. Io lo so che gran parte della responsabilità, per quanto pochi e svogliati siamo a cantare, è mia e del mio entusiasmo smarrito.

Uffa...

Invece che star qui a piangersi addosso, caro piccolo-uomo, devi accettare la tua condizione, misurare le tua attuali forze, rimboccarti le maniche e magari dire una piccola, umile preghierina al Capo di tutto ciò, ché non guasta...
Forza: ricominciamo (1)!
Non è per questo che hai concepito i passi di questo blog, piccolo-uomo?
Per ricominciare qualche volta può servire anche guardarsi indietro: è utile per capire come si è arrivati lì e cosa bisogna fare per ritornare in marcia. Tò: per continuare l'ironica serie delle lettere riesumate, la rilettura di questa ti serva come foglie secche da adagiare sulle braci infreddolite per ravvivare il focolare. Animo, animatore!

***
11 maggio 2002
Carissime [...],

La Confermazione è un passo fondamentale nella vita delle persone per le quali la fede cristiana non è un gioco di tradizioni. Colgo allora questa occasione per dirvi alcune cose che mi stanno a cuore.
Innanzitutto voglio ripetervi che sono particolarmente affezionato a voi, “gruppo del 1988”: assieme abbiamo fatto le prime esperienze di coro, voi come coriste, io come responsabile. Quindi, vivendo insieme alcune esperienze, ci siamo conosciuti, nei pregi e nei difetti. Sappiate perciò che nella mia vita, in una parte di me, sono scritti indelebili i vostri nomi, così come succede a ognuno di noi per i compagni di scuola e le altre persone che ci vivono attorno e con cui abbiamo vere relazioni umane. Ogni persona con cui viviamo è importante, inestimabile. E voi lo siete per me.
Ma cosa c’entra il coro con la Cresima?
Vi racconto cos’è stato per me questo sacramento. Oggi posso dire che per me è stato l’inizio di una bella storia, che fino adesso mi ha dato molti problemi e molte soddisfazioni: la Cresima ha segnato l’inizio della mia vita cristiana da protagonista. Fino ad allora, come penso lo è stato per voi, avevo vissuto tutto ciò che riguarda la religione, la storia di Gesù, la fede in lui, dal punto di vista del bambino: ti fanno sedere sul divano, ti raccontano delle cose meravigliose, come nelle fiabe, e tu ci credi perché ti fidi delle persone che te l’hanno raccontate, e basta, finisce lì; questo è importante per poter da grande continuare a credere. Poi arriva un giorno in cui smettono di raccontarti storie e ti dicono “Va bene: ora tutto quello che ti abbiamo raccontato - e lo abbiamo fatto perché per noi era giusto -, sei libero di crederlo o di gettarlo via tutto. Sta a te decidere!”. La libertà di pensiero e di fede è un dono grande almeno quanto la vita stessa, per me. Quel giorno è come se, dopo aver studiato tutte le regole di navigazione, ti mettessero al timone di una nave, la nave della tua vita, e ti dicessero “parti”. Non rimarrebbe che provare ad andare, seguendo le regole imperate, oppure in altri modi.
E allora vi dico questo. Pensate sempre con la vostra testa, sentite con il vostro cuore, non accontentatevi delle risposte che vi daranno finché non sarete veramente soddisfatte. Perché siete solo voi responsabili della vostra vita: è un dono troppo prezioso per non renderla piena sfrattandone la cosa più bella, la libertà di deciderla. Sulla vostra strada incontrerete tante gente che non la pensa come voi sulla vita, a cominciare anche dalle persone a voi più vicine! Ricordatevi che comunque solo voi siete “il capitano della nave”. A volte vi troverete anche da sole davanti alla vostra libertà, quando ciò che deciderete giusto per la vostra vita sarà contro molti, “controcorrente”. Parliamoci chiaro: proprio oggi, in questo giorno, se state scegliendo voi, quella che avete deciso di fare,cioè essere cristiani “confermandovi”, è una di queste scelte controcorrente. Essere cristiani e dirlo al mondo, oggi come sempre, è difficile, rende la vita complicata e intrecciata di gioie e sofferenze.
Quello che vi posso dire è che nella mia vita questa scelta si è rivelata importantissima. Me l’ha cambiata, e me la cambia tutti i giorni. Credere nella storia di Gesù mi ha dato finora tantissimo. Spero oggi abbiate deciso di “ credere ancora” anche voi e vi auguro di ricevere da questa scelta tanta soddisfazione.
Spero che anche voi vi lascerete infiammare l’anima da Cristo, come ha fatto con me.
Vi auguro comunque di cuore: buona vita!

Con affetto,

Andrea
***

(1) Qui mi sembra di sentire la mia Promessa quando ascolta queste mie lamentele, mi rassicura dolcemente con coccole e carezze, e mi sprona... Grazie!

***

lunedì 26 maggio 2008

Un giorno vennero a prendermi

Paura del diverso.

Per certi versi è giusta. Si tratta di un comportamento, tipico del mondo animale, che permette di preparsi alla difesa e conservazione di se stessi e degli individi più vulnerabili della propria famiglia e del proprio gruppo. Perché se l'altro, lo sconosciuto, ha cattive intenzioni siamo già pronti.
Ma noi siamo anche uomini. C'è la cultura, la convivenza sociale e soprattutto il libero arbitrio. Non sarà di moda discuterne, d'accordo, ma in realtà ci sbattiamo quotidianamente contro il muso, su quel cartello: "Per il Bene di qua, Per il Male di là". Spesso non ce ne accorgiamo neanche, con il naso per aria presi da noi stessi o guardando i nostri piedi per paura di inciampare, e finiamo per imboccare vie sbagliate senza saperlo.
La mia impressione (in ogni senso) è che stiamo esagerando: la paura di quelle persone ci sta portando a far loro del male. Gli eventi recenti lo testimoniano, ma anche certi discorsi che si sentono fare anche da amici e parenti. Io, almeno nei principi, ritengo sia meglio subire un torto che farlo. Poi magari spesso mi comporto diversamente, ma questa è un'altra questione. Comunque si può essere prudenti e giusti allo stesso tempo. Forse è più complicato e faticoso di allontanare il problema della convivenza.

Ci vuole l'ascolto di alcune voci fuori dal coro, per rimettere un po' le cose al loro posto. Ecco qua.

Rubano ma non fanno le guerre

«(...) è il caso del popolo Rom, quello che noi volgarmente chiamiamo Zingari prendendo a prestito il termine da Erodoto, che li chiamava Zinganoi. Diceva che era un popolo che veniva dal sud-est asiatico, dall'India, che parlavano una strana lingua, che poi si è scoperto essere il Sanscrito, e che facevano un mestiere (se mestiere lo si può considerare): quello del mago e dell'indovino. È quindi un popolo che gira il mondo da più di 2000 anni, afflitto o affetto - io non so come meglio dire, ma forse semplicemente affetto - da quella che gli psicologi chiamano “dromomania”, cioè la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. È un popolo, secondo me, che meriterebbe - per il fatto, appunto, che gira il mondo da più di 2000 anni senza armi - meriterebbe il premio per la pace in quanto popolo.
Purtroppo i nostri storici - e non soltanto i nostri - preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni, se non addirittura in stati, e si sa che i Rom - non possedendo territori - non possono considerarsi né una nazione né uno stato. Mi si dirà che gli zingari rubano; è vero, hanno rubato anche in casa mia. Si accontentano, però, dell'oro e delle palanche; l'argento non lo toccano perchè secondo loro porta male, lascia il nero - quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari. D'altra parte si difendono come possono; si sa bene che l'industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali. Buona parte dei Rom erano e sono ancora artigiani, lavoratori di metalli (in special modo del rame), addestratori di cavalli e giostrai - tutti mestieri che, purtroppo, sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire - non l'ho mai visto scritto da nessuna parte - che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto.»
(Da "princesa e i Rom", di Fabrizio De Andrè, in "Ed avevamo gli occhi troppo belli", grassetto mio.)

Persone amiche che ti fanno incontrare Dio

«Simona ha 27 anni, è una rom e siede ogni mattina a un angolo del mercato di Via Urbano II, a Roma, vicino a dove abito. Le prime volte ci sorridevamo, poi è nata l’amicizia fatta di condivisione e chiacchiere di donne. Fino all’anno scorso aveva con sè Armandina, 3 anni, l’ultima dei quattro figli. Gli altri li aveva lasciati in Romania con le nonne. Ora anche Armandina è con i fratelli. Simona mi telefona al mattino presto quando ci sono problemi seri. Mi ha chiamata ieri, era sotto la pioggia e voleva essere sicura che passassi all’angolo per raccontarmi: “I bambini hanno paura, sentono discutere noi grandi, vedono la gente del quartiere che viene ai cancelli del campo per protestare e si rendono conto che siamo in pericolo”. Racconta che in queste notti dormono tutti insieme, nelle roulotte meno isolate, per proteggersi a vicenda. Ascoltarla è diventata la mia messa mattutina, attraverso lei passa il dolore dell’umanità povera. In questi anni Simona non ha fatto altro che chiedere un lavoro. Ogni tanto le capita un’occupazione che non basta per sfamare quattro figli e pagare l’affitto anche di una sola stanza. Di persone come lei, mescolate a quelli che rubano, ce ne sono tante. È giusto dibattere della domanda di sicurezza che viene dal Paese, ma della domanda di giustizia che viene da questi popoli quando parleremo? - Daniela»
(Tratto dal blog di Luigi Accattoli, grassetto mio.)

E se fossi io il diverso?

«Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.»
(Bertold Brecht.)

***

lunedì 19 maggio 2008

Pendo langu (1)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu ni Mungu kweli.
(2 volte)

Pendo langu, nakupa pendo langu.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu chakula kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu mchungaji kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu mzabibu kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu waupendo kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu metujia kweli.
(2 volte)

(Traduzione)

***

martedì 13 maggio 2008

Questione di lievito

Quel gruppetto di persone sulla barca discuteva animatamente.
Il problema era grave, gravissimo: non avevano preso da mangiare!

Passavano molte giornate assieme: un bel gruppo di amici. Erano stati ad una gran festa, all'aperto, solo qualche ora prima: un sacco di gente. Poi venne loro voglia di fare un giro sul lago con la bagnarola che avevano a disposizione. In teoria dovevano essere abbastanza sazi, visto che alla festa c'era stato di che rimpinzarsi, in abbondanza, perché l'avevano portato loro!

J. era un simpatico tranquillone ma, sentendosi in dovere come capobanda di dire la sua, intervenne tentando di rassicurarli: "Ragazzi, non preoccupatevi di queste robe, non date troppo retta alla pancia, ché adesso conta poco". Eppure insistevano, asini testardi, parlavano solo di quello e qualcuno iniziava a litigare; J. si incazzò... "Oooh! Siete sordi e orbi come i paracarri?!? Ne avete quanto/come/quando volete, e rompete ancora con 'sta storia della roba da portarsi dietro per il viaggio? Stiamo qui a parlare ancora di queste stronzate o piuttosto di cose più importanti? Non avete ancora capito dove dobbiamo andare e cosa andiamo a fare?" e così via, prese a scuoterli come maracas, zucche vuote e qualche sassolino. Parevano infatti avere lievito più nella pancia per le feste passate insieme che nella testa per le stupende parole e i bei discorsi che gli regalava ogni tanto J.

(Mc 8, 14-21)

***

Quale lievito mi fa alzare ogni mattina?
Cosa spinge ogni mia azione?
Si tratta di avera abbastanza
per vivere bene e con serenità,
divertendosi ogni tanto,
o c'è dell'altro?
Voglio veramente la Felicità,
o mi accontento solamente della f minuscola?

J., per favore, scuoti anche me, quotidianamente.

***

giovedì 8 maggio 2008

En tus brazos

Dedico questo primo video-post di Piccolo - Uomo
alla mia presente, passata, futura
Compagna di vita...
...E di scuola di ballo!


(fonte originale)

A presto, Amore mio!

***

Nontiscordardime

L'unica nonna che ho conosciuto in vita ci ha lasciati ormai più di due anni fa. Abbiamo sempre considerato la nostra famiglia al completo solo se c'era anche lei, in ogni cosa fatta, in ogni esperienza vissuta. Sempre insieme, vacanze e feste, non c'era giorno senza almeno una visita: abitudine naturale, quella di passare dalla nonna, proprio come fare colazione la mattina o bere un caffè dopo pranzo...
Inevitabile sentirne la mancanza.

Ho ancora impressa come su una pellicola l'usuale recita che spesso precedeva la consueta uscita domenicale, il cui copione, con eventuali variazioni, era più o meno questo:

piccolo-uomo e/o sorella: "Dai, nonna, vieni anche tu..."
nonna Lina: "Lasüm-sta'!" - Lasciami stare! -
Lunga opera di convincimento forzato, con tecniche sleali del tipo ricatti affettivi e quant'altro. Poi, una volta mostrato qualche segno di cedimento...
piccolo-uomo e/o sorella: "Dai, nonna, sbrigati ché la mamma e il papà ci stanno aspettando..."
nonna Lina: "Speta-'n-minüt!" - Aspetta un minuto! -
Segue, ripetuta con magistrali pause teatrali, una litania del sistema duale "Lasüm-sta' + Speta-'n-minüt" con verdetto finale, solennemente in italiano.
nonna Lina:"Che stufa che sono!"

Ovviamente, verso la fine della gitarella familiare (in realtà ci metteva molto meno), si riconciliava ufficialmente con noi e con tutto il Creato sentenziando:
nonna Lina: "Dio, che bel che è sta'! Grazie...".

Che pigra mia nonna... E che testa dura! Se una cosa proprio non le andava, non c'era verso. A volte dico alla mia dolcissima Lei che le somiglia tanto, proprio tanto...
(Qui mi aspetto inevitabili epiteti di protesta da parte dell'interessata.)
Tuttavia era mia nonna per prima che si immedesimava in Lei, per via di vicissitudini familiari, e alle sue visite Le raccomandava anche di volermi bene (ma non ce n'era davvero bisogno).

Gli ultimi sei mesi ha vissuto, mia nonna, con una gran fatica di vivere.
Non riusciva più a camminare da sola. Scherzavo: "La nonnetta...", e lei "...La va in bicicletta!". La domenica prima di morire, in ospedale, era particolarmente ben disposta, così l'ho convinta e aiutata a pettinarsi per bene, a rimettersi gli occhiali come se fosse a casa e ad aspettare sulla poltrona mia madre, così ben sistemata. Vistasi a quel modo mi ha detto, ed è stata l'ultima volta, "Ti voglio bene", con la solita lacrimuccia all'angolo degli occhi. Per mia madre credo sia stato un gran bel regalo trovarla così. Mi rammarico ancora tantissimo di non aver potuto combinare, quel pomeriggio, anche una visita con la mia dolcissima Lei. Ogni giorno di quegli ultimi mesi era un peso per lei, eppure pregava, come ha sempre fatto, e pregava tanto, soprattutto la Madonna, d'ogni razza e santuario.
Vedi, nonna, che hai ancora molto da insegnarmi?

Devo ancora imparare l'umiltà della preghiera costante, delle richeste e delle lodi ripetute, quotidiane. La ripetizione delle parole, seppur altrui, aiuta a farle vere e proprie, ma io fatico ad apprezzarla: quando raramente prego volo col mio pensiero in ampie volute, ogni volta diverse e sempre più in alto, ma anche sempre più lontano dalla mia vita e dalla terra che la nutre. Così a me piace, ma a Lui? Non preferirebbe forse umili visite quotidiane piuttosto di rare apparizioni presuntuose o pretenziose con discorsi altisonanti? Tante volte, soprattutto da ragazzino, abbiamo recitato tutti insieme il Rosario, soprattutto durante i viaggi in macchina, ma forse di rado ho colto da esso il meglio - il profumo delle sue rose! - concedendo più spesso tutto il mio sentire alla fatica del ripetere - le spine! - e perciò lasciando che la mia mente abbandonasse alla bocca tutto il lavoro per volare verso altre più appaganti destinazioni. Proprio questa sera si ferma nel nostro piazzale la recita itinerante del Rosario parrocchiale. Bisogna impegnarsi, piccolo-uomo: questo fallo bene, da cima a fondo!

Vado raramente al cimitero, molto meno di quanto mi sarei aspettato.
Questo è sbagliato.
A mia nonna piacevano i fiorellini di campo, e tra i suoi preferiti c'erano i nontiscordardime.
Adesso che è morta questo fatto è un messaggio per me.
Aiutami, nonna, a pregare come facevi tu.
Mi impegnerò con la preghiera a visitarLo quotidianamente, come facevo con te,
anzi sarà come farlo nuovamente, perché così ti ricorderò.



Voglio metterti in bocca, cara nonna, queste parole:
Non dimenticarti delle persone che ti vogliono bene oggi,
che ti hanno amato ieri e che lo faranno domani.
Ricordati anche di quelli che tu ami.
Non dimenticarti di nessuno,
neanche di te stesso.
E di Dio: non dimenticarti...
Mi servano come promemoria del giusto e del bene che io sono chiamato a fare.

***

Queste pagine non rappresentano una testata giornalistica, perché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può quindi considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001.