Quel gruppetto di persone sulla barca discuteva animatamente.
Il problema era grave, gravissimo: non avevano preso da mangiare!
Passavano molte giornate assieme: un bel gruppo di amici. Erano stati ad una gran festa, all'aperto, solo qualche ora prima: un sacco di gente. Poi venne loro voglia di fare un giro sul lago con la bagnarola che avevano a disposizione. In teoria dovevano essere abbastanza sazi, visto che alla festa c'era stato di che rimpinzarsi, in abbondanza, perché l'avevano portato loro!
J. era un simpatico tranquillone ma, sentendosi in dovere come capobanda di dire la sua, intervenne tentando di rassicurarli: "Ragazzi, non preoccupatevi di queste robe, non date troppo retta alla pancia, ché adesso conta poco". Eppure insistevano, asini testardi, parlavano solo di quello e qualcuno iniziava a litigare; J. si incazzò... "Oooh! Siete sordi e orbi come i paracarri?!? Ne avete quanto/come/quando volete, e rompete ancora con 'sta storia della roba da portarsi dietro per il viaggio? Stiamo qui a parlare ancora di queste stronzate o piuttosto di cose più importanti? Non avete ancora capito dove dobbiamo andare e cosa andiamo a fare?" e così via, prese a scuoterli come maracas, zucche vuote e qualche sassolino. Parevano infatti avere lievito più nella pancia per le feste passate insieme che nella testa per le stupende parole e i bei discorsi che gli regalava ogni tanto J.
(Mc 8, 14-21)
***
Quale lievito mi fa alzare ogni mattina?
Cosa spinge ogni mia azione?
Si tratta di avera abbastanza
per vivere bene e con serenità,
divertendosi ogni tanto,
o c'è dell'altro?
Voglio veramente la Felicità,
o mi accontento solamente della f minuscola?
J., per favore, scuoti anche me, quotidianamente.
***
Il problema era grave, gravissimo: non avevano preso da mangiare!
Passavano molte giornate assieme: un bel gruppo di amici. Erano stati ad una gran festa, all'aperto, solo qualche ora prima: un sacco di gente. Poi venne loro voglia di fare un giro sul lago con la bagnarola che avevano a disposizione. In teoria dovevano essere abbastanza sazi, visto che alla festa c'era stato di che rimpinzarsi, in abbondanza, perché l'avevano portato loro!
J. era un simpatico tranquillone ma, sentendosi in dovere come capobanda di dire la sua, intervenne tentando di rassicurarli: "Ragazzi, non preoccupatevi di queste robe, non date troppo retta alla pancia, ché adesso conta poco". Eppure insistevano, asini testardi, parlavano solo di quello e qualcuno iniziava a litigare; J. si incazzò... "Oooh! Siete sordi e orbi come i paracarri?!? Ne avete quanto/come/quando volete, e rompete ancora con 'sta storia della roba da portarsi dietro per il viaggio? Stiamo qui a parlare ancora di queste stronzate o piuttosto di cose più importanti? Non avete ancora capito dove dobbiamo andare e cosa andiamo a fare?" e così via, prese a scuoterli come maracas, zucche vuote e qualche sassolino. Parevano infatti avere lievito più nella pancia per le feste passate insieme che nella testa per le stupende parole e i bei discorsi che gli regalava ogni tanto J.
(Mc 8, 14-21)
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Quale lievito mi fa alzare ogni mattina?
Cosa spinge ogni mia azione?
Si tratta di avera abbastanza
per vivere bene e con serenità,
divertendosi ogni tanto,
o c'è dell'altro?
Voglio veramente la Felicità,
o mi accontento solamente della f minuscola?
J., per favore, scuoti anche me, quotidianamente.
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1 commento:
Ringrazio Marco, che regolarmente mi passa riflessioni sulla Parola (grazie anche all'autore Cattani, anche se non ci conosciamo). Di questi piccoli semi quotidiani ne leggo, forse, la metà, di cui ne percepisco realmente ancora una piccola parte, dei quali ne approfondisco una modesta frazione... Che terra arida sono!
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