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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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lunedì 26 maggio 2008

Un giorno vennero a prendermi

Paura del diverso.

Per certi versi è giusta. Si tratta di un comportamento, tipico del mondo animale, che permette di preparsi alla difesa e conservazione di se stessi e degli individi più vulnerabili della propria famiglia e del proprio gruppo. Perché se l'altro, lo sconosciuto, ha cattive intenzioni siamo già pronti.
Ma noi siamo anche uomini. C'è la cultura, la convivenza sociale e soprattutto il libero arbitrio. Non sarà di moda discuterne, d'accordo, ma in realtà ci sbattiamo quotidianamente contro il muso, su quel cartello: "Per il Bene di qua, Per il Male di là". Spesso non ce ne accorgiamo neanche, con il naso per aria presi da noi stessi o guardando i nostri piedi per paura di inciampare, e finiamo per imboccare vie sbagliate senza saperlo.
La mia impressione (in ogni senso) è che stiamo esagerando: la paura di quelle persone ci sta portando a far loro del male. Gli eventi recenti lo testimoniano, ma anche certi discorsi che si sentono fare anche da amici e parenti. Io, almeno nei principi, ritengo sia meglio subire un torto che farlo. Poi magari spesso mi comporto diversamente, ma questa è un'altra questione. Comunque si può essere prudenti e giusti allo stesso tempo. Forse è più complicato e faticoso di allontanare il problema della convivenza.

Ci vuole l'ascolto di alcune voci fuori dal coro, per rimettere un po' le cose al loro posto. Ecco qua.

Rubano ma non fanno le guerre

«(...) è il caso del popolo Rom, quello che noi volgarmente chiamiamo Zingari prendendo a prestito il termine da Erodoto, che li chiamava Zinganoi. Diceva che era un popolo che veniva dal sud-est asiatico, dall'India, che parlavano una strana lingua, che poi si è scoperto essere il Sanscrito, e che facevano un mestiere (se mestiere lo si può considerare): quello del mago e dell'indovino. È quindi un popolo che gira il mondo da più di 2000 anni, afflitto o affetto - io non so come meglio dire, ma forse semplicemente affetto - da quella che gli psicologi chiamano “dromomania”, cioè la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. È un popolo, secondo me, che meriterebbe - per il fatto, appunto, che gira il mondo da più di 2000 anni senza armi - meriterebbe il premio per la pace in quanto popolo.
Purtroppo i nostri storici - e non soltanto i nostri - preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni, se non addirittura in stati, e si sa che i Rom - non possedendo territori - non possono considerarsi né una nazione né uno stato. Mi si dirà che gli zingari rubano; è vero, hanno rubato anche in casa mia. Si accontentano, però, dell'oro e delle palanche; l'argento non lo toccano perchè secondo loro porta male, lascia il nero - quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari. D'altra parte si difendono come possono; si sa bene che l'industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali. Buona parte dei Rom erano e sono ancora artigiani, lavoratori di metalli (in special modo del rame), addestratori di cavalli e giostrai - tutti mestieri che, purtroppo, sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire - non l'ho mai visto scritto da nessuna parte - che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto.»
(Da "princesa e i Rom", di Fabrizio De Andrè, in "Ed avevamo gli occhi troppo belli", grassetto mio.)

Persone amiche che ti fanno incontrare Dio

«Simona ha 27 anni, è una rom e siede ogni mattina a un angolo del mercato di Via Urbano II, a Roma, vicino a dove abito. Le prime volte ci sorridevamo, poi è nata l’amicizia fatta di condivisione e chiacchiere di donne. Fino all’anno scorso aveva con sè Armandina, 3 anni, l’ultima dei quattro figli. Gli altri li aveva lasciati in Romania con le nonne. Ora anche Armandina è con i fratelli. Simona mi telefona al mattino presto quando ci sono problemi seri. Mi ha chiamata ieri, era sotto la pioggia e voleva essere sicura che passassi all’angolo per raccontarmi: “I bambini hanno paura, sentono discutere noi grandi, vedono la gente del quartiere che viene ai cancelli del campo per protestare e si rendono conto che siamo in pericolo”. Racconta che in queste notti dormono tutti insieme, nelle roulotte meno isolate, per proteggersi a vicenda. Ascoltarla è diventata la mia messa mattutina, attraverso lei passa il dolore dell’umanità povera. In questi anni Simona non ha fatto altro che chiedere un lavoro. Ogni tanto le capita un’occupazione che non basta per sfamare quattro figli e pagare l’affitto anche di una sola stanza. Di persone come lei, mescolate a quelli che rubano, ce ne sono tante. È giusto dibattere della domanda di sicurezza che viene dal Paese, ma della domanda di giustizia che viene da questi popoli quando parleremo? - Daniela»
(Tratto dal blog di Luigi Accattoli, grassetto mio.)

E se fossi io il diverso?

«Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.»
(Bertold Brecht.)

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