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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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domenica 6 aprile 2008

Dieci anni fa

***
Natale 1998

[...]

Sono considerazioni già fatte, ma mi è sembrato quasi strano poter utilizzare molto tempo per restar solo con me stesso e con Dio: con una vita molto attiva non è pensabile - o forse non lo si vuole abbastanza - trovare dei momenti di silenzio e di quiete. C'è sempre il rumore del traffico, della gente che mormora, della televisione, in una parola sola, della frenesia del mondo d'oggi -il tempo è denaro -.

Ma dove corre l'uomo?
È un male diffuso, lo si è già detto, ed è ancor più triste pensare che non ci si accorge di questo, talmente è grande l'affanno. Ma non si corre il rischio di lacerare il tempo a nostra disposizione e rompere così la continuità del progresso personale, inteso come cammino della propria anima? Non si rischia di inciampare a forza di correre al limite? Siamo così costretti a saltare per non cadere... Bruciamo le tappe, pensando che sia tempo recuperato, e invece mancherà per sempre QUEL momento nella nostra vita, e mancherà ciò che era legato a quell'attimo pure nella nostra persona, perché siamo fatti anche del nostro passato, e se lo abbiamo percorso a "buchi", i vuoti nella nostro animo faranno male. Le necessarie cicatrici che li chiuderanno saranno simbolo della nostra povertà spirituale: "cosa ti manca?" "non lo so, ma mi fa male".
Mi sono trovato spesso, a causa del "tempo che manca", a sovrapporre nella mia zucca molti pensieri, come si dice in gergo informatico in background, non riuscendo magari a concludere niente. Per esempio ogni tanto durante le lezioni penso a quello che dovrei fare, ad organizzare la giornata, ai problemi a casa, a come incastrare gli impegni per diminuire "le perdite di tempo"... Risultato: non seguo la lezione distratto dai miei pensieri, quindi non capisco l'argomento, con il conseguente bisogno di occupare del tempo in più nello studio; non concludo niente dei miei progetti, distratto dalla lezione, e mi rimane l'ansia di organizzare le cose. Alla fine non ho sfruttato né l'una né l'altra attività, e questo dimostra che la teoria del "risparmiar tempo" si contraddice da sè. Quel pezzetto della mia vita se ne andato senza senso. Niente paura: finché si tratta di piccole parti, nessun danno, ma quando questo processo diventa abitudine, la vita si riempie di un vuoto, di cui non si ha immediata percezione, e se un giorno nascesse dalla coscienza la domanda "Chi sono io?", essa non avrebbe una risposta, ma incontrerebbe l'eco di se stessa prodotto e amplificato da quel vuoto. Certo per giungere ad una formazione personale, è necessaria la rinuncia a parte del tempo da vivere per se stessi, che però non è una privazione, ma un consumo utile, così come uno scultore deve consumare parte del blocco di marmo che ha a disposizione per dare una forma alla sua idea, per non lasciarla un "potenziale" ma renderla concreta rappresentazione ed espressione di se stesso. Meditazione e azione, sviluppo di Idee e realizzazione di esse: questa dovrebbe essere la vita umana, perché un idea senza realtà è una menzogna, una atto senza meditazione è una bestialità.
Anche Dio, che ci ama infinitamente, da ideale si è fatto reale in Cristo, che è il paradigma del Suo Amore. Per tutti questi motivi voglio esplorare, sanare e riempire tutti gli aspetti del mio animo, attraverso la scoperta e la meditazione su Dio: Padre, Figlio e Spirito. Non vorrei mai dire alla fine della mia vita: "mi manca qualcosa di importante". Almeno delle cose fondamentali vorrei raggiungere una consapevolezza e una completezza, e di certo questo richiede tempo. È ovvio che la verità cercata e da me trovata potrebbe essere relativa, posticcia, effimera o totalmente falsa, ma nella mia coscienza, nel mio cuore e davanti a Dio, voglio poter dire "Ho cercato, e questo è il meglio che ho trovato". Per questo non cerco da solo, per ridurre il rischio di errore, per perfezionare i modi della mia ricerca: dagli incontri che ho frequentato ho tentato, e non sempre con successo o convinzione, di ricavare la parte migliore, sfruttando i molteplici e preziosi punti di vista della altre persone, ed è un grande aiuto. Spesso trovo difficoltà nel realizzare questa intenzione: lo studio, la famiglia, richiedono giustamente il loro spazio, e occupandomi di loro spendo spesso tutte le energie, e la voglia di fare qualcos'altro alla fine della giornata perde di consistenza.

Nel percorso della vita, nella scoperta del suo senso, nella ricerca della
verità, sento il bisogno di una mano da stringere, di una Amica con cui camminare e guardare nella stessa direzione, un'anima da amare e con cui amare, per rendere perfetto l'Amore di Dio, Amore che è creazione speciale, Amore che rende il Creatore un Padre. Voglio realizzare questo in una vita nuova, cosi' come Dio lo ha realizzato nella nascita di Gesù. Anch'io vorrò essere padre.
Ma intanto il mondo gira con la sua fiaccante ansia e indifferenza cronica verso queste problematiche, e trascina con se anche chi sta scrivendo lettere, come me, e chi le leggerà, come te - spero -.

"Vado al Massimo " (V.Rossi)
"Quanta fretta ma dove corri… dove vai?" (E.Bennato)

Non di certo verso Betlemme.
Il titolo del ritiro era: "Andiamo verso Betlemme..."
Il messaggio, sintesi di tutto il lavoro fatto, era di camminare verso il Natale con essenzialità e umiltà, come fecero i pastori, che ricevettero la buona notizia e la accettarono con una semplicità che disorienta, proprio come stupisce il modo che Gesù ha scelto per venire tra gli uomini. Gli scribi e i farisei, gli "esperti teologi", furono completamente spiazzati, visto che non lo riconobbero, pur aspettandolo da tempo. Il rischio per noi è di allontanarsi da Lui: non è un Dio complicato, filosofico, ma un Re il cui trono è una mangiatoia, che nasce di notte, senza la luce del sole che chiarisce ogni cosa all'uomo, senza che la ragione possa illuminare gli occhi della mente umana e farle capire il senso della "Buona Notizia". Ma non si tratta solo di capire: possiamo usare tutto le risorse del nostro cervello, ma se non ci mettiamo un briciolo di cuore al massimo ne comprendiamo la Storia, ma non ne afferriamo l'Essenza. Non dobbiamo usare solo una parte del nostro essere per conoscere queste cose: ragione o sentimenti, cervello o cuore, spirito e corpo... non sono dualismi che si oppongono. Il Natale di Gesù è sì avvenuto di notte, ma la cometa illuminava la strada... buio e luce possono coesistere. Se la mente propone di scegliere tra speranza, certezza, dubbio e disperazione, la persona che crede deve scegliere la Fede con ogni parte del suo essere, tendervi con OGNI sua fibra, deve cioè fare un salto mortale e proiettarsi al disopra di questa scelta con tutta se stessa. Se l'anima è una bussola, la Fede è il suo ago.
Procedere come i pastori oggi vuol dire andare contro corrente. Meditare passo dopo passo la Sua venuta, senza fretta: questo il riassunto e il frutto delle riflessioni che mi hanno accompagnato durante il ritiro e che riprendo sorprendentemente ogni giorno, per qualche minuto magari, almeno fino ad oggi; mi è servito più di quanti mi sarei immaginato. Sono davvero contento.

Credo che questo lungo discorso sia all'inizio forse un po' troppo inquietante, ma preferisco di certo allarmarmi piuttosto che restare indifferente, pormi un problema in più piuttosto che sorvolarne un altro, tanto più che di solito faccio queste riflessioni e i loro echi si spengono e si perdono nell'arco della stessa giornata. È un mio atteggiamento che mi preoccupa molto, e che riscontro anche negli altri. Credo che il nostro benessere, ormai troppo scontato, diventi un bel paraocchi, un dolce cuscino da interporre tra noi e quello che ci succede. Non voglio addormentarmi. Voglio scoprire le cose Vere e Grandi della Vita e del Mondo. Posso dire di aver intravisto, intuito, sentito, il bagliore, lo spessore ed il calore di una cosa grandissima, la più grande di tutte quelle che ho mai incontrato: l'Amore.
E l'Amore è Cristo.
E Cristo è nei miei fratelli ed in me.
Voglio scoprire Cristo in me e nei prossimi.
La scelta di persone che, come te, hanno deciso di realizzare l'amore di Cristo amando tutti gli uomini senza distinzioni, è tra quelle praticabili la più vicina alla vita di Gesù, quella che segue più da vicino le Sue orme. Per queste missioni ci vogliono persone davvero speciali, capaci di essere "padri" di intere comunità.

Mamma mia! Mi sono leggermente sfogato, aperto, anzi DIVARICATO...

[...]

L'augurio che mi sento di porgerti adesso è di trovare sempre nuove
motivazioni, nuove emozioni da provare, di riscoprire ogni giorno la novità di questo nostro Dio, e non c'è niente di più nuovo, di più semplice e meraviglioso di un Bambino che nasce.
Un pensiero particolare ed un abbraccio sincero,

Andrea
***


Questo è un brano estratto da una mia lettera natalizia ad un amico.
Caro piccolo-uomo, dimmi un po': cos'è cambiato in dieci anni?
«Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.» (Gv 6, 28-29)
Vedi, anche tu l'hai in parte detto: la fede non va solo pensata e sentita, va vissuta come un rapporto umano.
Credere è un opera. Fallo.


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