Come capita spesso, ricopio qui un mio commento, per conservare le mie riflessioni.
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Certo non apparteniamo al mondo, ma con esso apparteniamo a Dio.
Questa è anche la lezione teologica di San Francesco: la fratellanza col mondo.
Perché Egli stesso ha detto di essere Dio dei viventi.
Ciò per dire che come cristiani e cattolici non dobbiamo ritenerci custodi della Verità tramandata, da tenere come estratta dal mondo nella nostra particolare arca dell'alleanza, nelle nostre biblioteche. Facendo così torneremmo ad essere scribi e farisei, sepolcri imbiancati perché lontani dalla vita di ogni giorno e quindi dalla divinità.
Piuttosto dobbiamo sentirci felici beneficiari di una Verità che ci è stata svelata ma che vive in mezzo a noi. Il nucleo della Tradizione non è nel catechismo, non nella nostra pur preziosa e bimillenaria teologia. Il cuore della Verità che sappiamo sta nei Sacramenti, che sono i legami costitutivi degli anelli della lunga catena di testimoni viventi che ci collega ininterrottamente a duemila anni fa. La Verità per noi sta ad esempio nell'acqua del battesimo, nella parola del perdono, nell'unione coniugale, nel servizio sacerdotale ai fratelli, e soprattutto nel Pane. Sono tutti elementi di vita e la loro sacralità passa per le mani di uomini viventi.
Cristo, che è stato uomo, vive e cammina quotidianamente in mezzo agli uomini, non alle pergamene, ai libri (oppure nei blog) - insomma nei frutti dell'intelletto - proprio come ha fatto con il suo corpo duemila anni fa.
Sono cresciuto in una famiglia cattolica praticante, che mi ha trasmesso la feda ma forse mi ha troppo protetto dal mondo - o forse è il mio carattere timido che mi ha tenuto lontano. Ho avuto solo amicizie individuali, gli unici miei "gruppi" sono stati i compagni di scuola e gli animatori della mia comunità cristiana. Mai al bar o in piazza senza un motivo. A volte mi sento un po' a disagio, quasi incapace di stare con umiltà, serenità ma anche con sincerità, in mezzo ai miei coscritti. A volte metto tristi strategiche maschere per nascondere e proteggere le mie preziose verità (ma che inevitabilmente la negano). Sto cercando di imparare a vivere la mia fede in mezzo alla mia casuale quotidianità: al lavoro, con gli amici. In questo gli avverbi giusti mi pare debbano essere semplicemente e umilmente, ovvero senza ostentazione o imposizione morale, ma con testimonianza.
Certi tradizionalisti vogliono una fede manifestata stando a fianco del mondo. Che ci può giovare imparare Cristo, stamparlo nero su bianco e affiggerlo, ma non viverlo nemmeno un istante? Quanto può essere vera la nostra fede se non la viviamo in mezzo al mondo e ai fratelli? Non possiamo isolare la verità dal mondo. Certi progressisti invece pur di entrare nel mondo, rinunciano a Cristo. Non possiamo isolare la via e la vita dalla verità.
La Chiesa deve abbracciare il mondo per vivere Cristo.
La "Verità" vera infatti sta in mezzo alla "Via" e alla "Vita".
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4 commenti:
mi e' paiciuto tanto.
A parte gli aspetti di fede, condivido molto l'atteggiamento. Azioni, frutti, alberi buoni.
Se poi altri avessero altre verita' diverse dalle nostre ne vedremo comunque la bonta' dai frutti.
Marco (red)
Concordo (PS: sono vivo :-) ma nabla2 che fine ha fatto?)
Lucaroberto
Ciao Lucaroberto,
Circa Nabla2, me lo domando anch'io, così come me lo domandavo di te, ma ora che so che sei vivo, son contento!
Ciao
Grazie!
è bello essere pensati da qualcuno O|:-D=
se vai sul mio blog c'è un indizio.
volevo chiederti un parere sul blog di Berlicche che ne pensi?
Luca Roberto
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