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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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giovedì 15 gennaio 2009

Compito 1/7 - Frossard

Prima risposta al punto n. 4 di questo post, ma in parte avevo già fatto alcune considerazioni qui.

Di André Frossard (1915-1999) avevo già letto in rete; poi un vago ricordo mi ha spinto a cercare nelle librerie di casa, dove ho trovato proprio la sua testimonianza nel libretto "Dio esiste. Io l'ho incontrato", edizione SEI del 1969, in possesso dei miei genitori. L'ho letto circa un mese fa. L'esperienza dell'autore è senz'altro sorprendente, come un fiore che germoglia sulla roccia: un'improvvisa, inaspettata e intensa nascita alla fede, come la luce avvolgente che precipitò Saulo sulla via di Damasco.

Conversione di San Paolo
Michelangelo Merisi da Caravaggio


Mi ha però colpito di più l'altra conversione, nascosta e meno eclatante, raccontata nelle stesse pagine:

«Solo uno dei colleghi si dimostrava avido di conoscere il contenuto delle nostre conversazioni, delle nostre risate, dei nostri parlottii. Tanto per attizzare di più la sua curiosità, gli rispondevamo con un tono tra il serio ed il compiacente che parlavamo di questo e di quello, in sostanza di cose che non poteva capire perché non era né battezzato, né credente, né desideroso di esserlo. Poi, visto che protestava con forza la sua buona volontà, gli demmo per consegna, se voleva veramente la fede, di andarla a cercare nella chiesa di Saint-Nicolas-des-Champs, dove non avrebbe mancato di trovarla. Gli sarebbe bastato, allo scopo, di assistere tutte le mattine, per un mese, alla messa delle sei: gli garantivamo il risultato. È bene che ricordi che eravamo molto giovani; e non ho bisogno di precisare che non dubitavamo di niente. Il nostro collega seguì scrupolosamente le istruzioni. Ogni mattino andava a messa. "Allora?" gli chiedevamo quando arrivava al giornale. "Niente", rispondeva sconsolato. Niente dopo quindici giorni, niente dopo tre settimane. Cominciavamo ad essere segretamente inquieti. Passato il mese giorno dopo giorno, eravamo in preda all'angoscia. Aveva trovato o no la fede imprudentemente promessa? No, ci disse con una smorfia che faceva paura. Non poteva fare a meno di constatare che continuava ad essere fuori dalla fede, malgrado le assicurazioni e la nostra certezza. Eravamo costernati. Ma quale fu la nostra sorpresa, l'indomani, quando venimmo a sapere che il nostro energumeno - così veniva chiamato, allora, il catecumeno - era andato ancora una volta in chiesa! Non aveva la fede, ma non poteva più fare a meno della messa, tanto e così bene che finì per diventare cristiano nel modo meno comune che esista: per desiderio e testardaggine. Alla sua ora, non alla nostra. La sua ostinazione gli valse una fede meravigliosamente fresca, e l'abitudine di procedere per gradi al divino. Aveva il nome d'un pesciolino. Ed è sempre nella rete.»

Si dice che la fede sia un dono. Certamente lo è nel senso di una cosa grande e meravigliosa che porta speranza e felicità. Ma l'uomo può scegliere di credere. Ognuno può darsi la fede se lo vuole veramente. Non si tratta di una conversione una tantum, ma di una tensione continua e costante. Questo è il dono di Dio: ha rinunciato al suo potere di salvezza lasciandoci la possibilità e la libertà di procurarci la vita eterna¹. Quale Amore più grande?

(1) Qualche indizio sul come si può intuire qui (S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15).

***

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho sentito parlare molto bene di questo libro. E concordo con la tua conclusione, cioè che credere non è un "fatto" (una cosa che semplicemente accade) ma un "atto" (che richiede la volontà di farla accadere). La salvezza viene dal congiungersi, come due lati di un ponte che ci porta in cielo, tra la grazia di Dio e il libero arbitrio dell'uomo.

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