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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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lunedì 10 marzo 2008

Trent'anni



1) Ieri e oggi


Vivere questa età per me significa avere mediamente bassa stima di sé, per quello che volevo essere e invece devo ancora diventare oppure, peggio, per come sono stato ed ora non sono più. Un piccolo uomo che da giovane cominciava a fruttare i suoi talenti, generosamente concessi da Qualcuno e amorevolmente coltivati dai suoi Genitori, sognando un futuro in cui avrebbe potuto lasciare davvero il segno.
Ora scopro che era del tutto simile ad un gioco, il mondo della mia giovinezza, un plastico dove ogni volontà si realizzava facilmente e quello che avevo bastava per vincere: riuscire negli studi, farsi stimare ed elogiare dalle persone, promuovere e sviluppare le mie idee, testimoniare efficacemente quello in cui credo.


2) Sto male

Perché ora quell'omino sgangherato rimane bloccato, con l'orgoglio incrinato? Tutto troppo complicato? Si riprende o s'arrende? Si è forse sopravvalutato? Oppure i talenti sono ancora gli stessi, accresciuti da studio ed esperienza? Potenzialità inespresse, anzi, di fatto, un arretramento sul lato concreto della mia vita. Prima la confusione di non percepire più chiaramente l'essenza della realtà, ben più complicata di un modellino in scala, e non riuscire più a giudicare le cose buone e giuste da fare; poi la delusione di se stesso, dalla colpevole inadeguatezza a perseguire gli obiettivi... Dio! I famosi, nauseabondi, falsi e stronzi buoni propositi!
...
Aggriahi!
Che male!
...
Ma che razza di sensazione del cazzo è?
Scusate.
Ansia di prestazione esistenziale?
...
(Intanto divoro le poche unghie che mi rimangono)


3) Ora Piccolo - Uomo si ri(de?)compone

L'ingegnere: "Forse il problema è nel motore".
Infatti, è tipico del sesso maschile: l'idea di lasciare il segno somiglia molto all'intenzione animale di mostrare agli avversari chi ce l'ha più grande. Nella lotta per la vita c'è ancora bisogno di vincere il premio evolutivo, materialmente e anche, per quanto riguardo noi esseri umani, culturalmente. Affermazione, riconoscimento, fama (e potere).
Tutto sbagliato: la volontà, la convinzione dei mezzi e l'idea degli altri.
I) Non sono io a dover lasciare il segno. (Semmai lasciaTi lasciare dalle mie piccole-mani!)
II) Sono ben poca cosa, eppure apprezzato da chi mi ama.
III) Nessun avversario: davvero solamente compagni di (s?)ventura.
Oh, Superbia e Debolezza che mi avvelenate l'anima!
Faccio fatica a risollevarmi (ancora quella sensazione...).
Forse il miglior termine è accidia.
Esistenzialmente aspro, pronunciandolo si contrae gran parte del viso.
Qual è l'antidoto?
Non so.
Tentai la fuga (forse esattamente ora sto fuggendo, ancora). Come?
Catturato da questa intelligenza artificiale, preso nella rete.
Tutto ciò per un appagamento effimero, mentale e talvolta corporale. Voi state ben attenti! Adesso, qui, io fortissimamente voglio rinnegare la mia schiavitù da questo strumento e la sua tirannia.
L'antidoto alla mia svogliatezza è probabilmente l'umiltà della fatica, la preghiera di chi sa di non potercela fare da solo, ma anche gratitudine e riconoscenza, imparare dagli errori e dalle vicende personali. E l'amorevole sorpresa di sentirsi festeggiati solamente perché esistenti. A tale proposito: grazie a tutti voi, e grazie Sorella Generosità!


4) Compito a casa: leggi attentamente queste conversioni e commentale.

Classici (facile): Paolo di Tarso, Agostino di Ippona.
Moderni (difficile): Charles de Foucauld, Edith Stein, André Frossard.
Contemporanei (?): Laura Antonelli, Claudia Koll.


5) Compito per i volenterosi: Scrivere de «L'intelligenza del male».

piccolo-uomo: "..."

***

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