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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

Argomenti:

domenica 23 marzo 2008

Christos anesti

Perché è difficile oggi cogliere il significato di questo messaggio? Perché nella mia società le parole di fede risuonano estranee e si ammette la spiritualità quasi solamente con accezione personalistica e privata?

Il mondo in cui vivo e di cui faccio parte si regge su regole molto simili a quelle naturali, la cultura ripropone, elaborate in chiave umana, le Leggi di Natura. Nel mare delle difficoltà quotidiane, dove l'interfaccia delle relazioni è il materialismo, ognuno deve sopravvivere tramite il suo personalissimo individualismo. La mia vita deve essere come io voglio, altrimenti muoio. Altre possibilità non ci sono: Dio stesso nelle scelte personali è un intruso. Egli è funzionale al mio sistema di vita, il suo disegno è il Mio Disegno. In questo quadro si può spiegare, ad esempio, la crisi del sacramento cattolico della Riconciliazione. Non c'è un alterità esistenziale, tutto si risolve nel proprio cortile in cui si è imputato, giudice e pubblico. Di nuovo noi Adamo ed Eva vogliamo cogliere il frutto, e stiamo tendendo la mano.

Fa freddo e fuori nevica.

Voglio andare alla tomba e scoprirla vuota.
Vado, per vedere e credere.
Buona Pasqua di Risurrezione,
a tutti coloro che vogliono crederci.

***

giovedì 20 marzo 2008

Rispondetemi: «chi dite che io sia?» (Lc 9,20)


Particolare del volto impresso sulla Sacra Sindone di Torino, nel negativo della foto di Giuseppe Enrie (1931), digitalizzato da Aldo Guerreschi.


Dialogo

piccolo-uomo
: “Lo so: sei un lenzuolo di lino, sporco e bruciacchiato, con sopra un'immagine inspiegata.”

lenzuolo:

piccolo-uomo: “Altro non saprei risponderti...”

lenzuolo:

piccolo-uomo: “Tu invece a me non dai risposte.”

lenzuolo:

piccolo-uomo: “Perché continui a interrogarmi? Perché mi attiri così tanto?”

lenzuolo:

piccolo-uomo: “Se ti penso in verità, altro non fai che commuovermi. Oppure sei una triste bugia? Sappi, però, che in quest'ultimo caso non basterà la menzogna per smettere di cercarLo. Ma se sei vero... «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20, 28): Abbi pietà di me!”


Per approfondire

Su Wikipedia ci sono molte notizie aggiornate. Soprattutto:
  1. Sindone di Torino;
  2. Storia della Sindone;
  3. Studi scientifici sulla Sindone;
  4. Esame del Carbonio 14 sulla Sindone.
Pubblicazioni scientifiche recenti, delle quali ho letto alcuni brani, sono presenti sulla pagina dedicata all'argomento dal Professor Giulio Fanti (Università degli studi di Padova). Di questo autore è imminente l'uscita dell titolo “La Sindone, una sfida alla scienza moderna”, edito da Aracne.

Sul sito del CICAP, di orientamento piuttosto scettico, non mi sembrano esserci nuovi articoli importanti dal 2001, a parte qualche notizia correlata o aggiornamenti. Comunque è una fonte interessante di informazioni.

Altri siti che mi sembrano importanti:
  1. www.sindone.org (Sito ufficiale)
  2. www.shroud.it
  3. www.sindonology.org
  4. shroud.wikispace.com (Aggiunto in data 11/06/2008)
  5. Osservatorio - La Sindone nel WEB (Aggiunto in data 12/06/2008)
Da questi tre si accede a molto materiale, che devo ancora leggere.


Una sfida

È la prima volta che lo faccio: mi piacerebbe attivare in questo spazio uno scambio sereno, anche dilatato nel tempo, di idee ed opinioni su le domande che fa questo particolare oggetto e le risposte che offre. Lo scopo è di articolare un ventaglio di punti di vista sull'argomento dell'uomo semplice piuttosto che dello scienziato, dello storico, del filosofo ecc.
Giusto per cominciare, personalmente condivido la frase:
«Se è falsa, è frutto di una mente sovrumana; se è autentica, è frutto di un amore sovrumano.»
(Emanuela Marinelli).
Voi che ne pensate?

***

giovedì 13 marzo 2008

Non leggete i blog

Ci tengo a dirlo: io non sono Piccolo - Uomo.
Questo è il risultato dei mie pensieri, è un prodotto demente.

Può corrispondere a una piccola parte della mia persona o al suo contrario; può essere la proiezione di sogni e desideri, l'esorcizzazione di ansie e paure, l'elaborazione di delusioni e sconfitte. Se sentite, pensate e vi convincete di conoscermi attraverso la lettura progressiva di queste pagine, ricredetevi. Quello che leggete qui tende ad essere slegato dal mio vissuto, smaterializzato, perciò non del tutto vero. Le parole di Piccolo - Uomo non sono arricchite dai voli alti e bassi del mio sguardo, da le mie smorfie nel parlare e i difetti di pronuncia, da pause, sudorini, gioie e sofferenze che provo nel dirle. Anch'io non vi conosco, non so chi siete, cosa sentite e cosa volete da me. Non c'è incontro. Se incrocerete la mia strada quotidiana nella ingenua presunzione di sapere chi sono, inevitabilmente e involontariamente io vi rinnegherò e voi farete altrettanto con me. Non visitate questo blog: la vostra persona qui non è la benvenuta, a differenza dei vostri commenti. Queste pagine non vi servano per conoscermi, ma eventualmente per riflettere su voi stessi.

Non leggete i blog, non visitateli per fare conoscenza e conversazione.
Incontrate piuttosto le persone, leggetele lasciandovi leggere da loro.

Questa non è la realtà e la vita vera.

***

Aggiornamento di giovedì 2 ottobre 2008

Sto ancora riflettendo molto su questo tema.
Una persona mi ha scritto perché quanto ha letto qui l'ha colpita.
Il nocciolo della mia risposta è stato questo.

Perché [...] ho iniziato dandoti del "Lei"? Formalismo? Allontanamento? No: voleva essere un modo originale, ma forse efficace, per ribadire i contenuti del mio post [...]. Volevo solo sottolineare quei concetti: questo mezzo con cui ti scrivo, il computer, in realtà ci rende distanti esattamente come l'uso del "Lei". Forse davvero è distorcente e qualche volta pericoloso usare il "tu" in internet: è comodo e cordiale, ma tende a far dimenticare la distanza oggettiva tra le persone. Le persone virtuali non si conoscono e proprio per questo siamo disposti a rivelare cose private e intime, frammenti dati ad un estraneo, il quale non può ricostruire tutto il puzzle, e ciò ci rassicura, fintantoché egli non comincia ad avvicinarsi. Quindi il "lei" usato all'inizio vuole essere un piccolo strumento che ti suggerisco [...].

Gli avatar che usiamo in Internet sono marionette che facciamo a nostro piacimento; possiamo anche distruggerle e ricrearle. Attraverso di esse sosteniamo relazioni. Quando il loro uso gratifica molto, anche più della vita reale, e si tende quindi a privilegiare durante la giornata le attività virtuali, vi è pericolo di alienazione. Questo vale in generale, quando si interagisce su Internet: dai blog a Second Life. Tante persone soffrono perché ormai schiave del virtuale che vorrebbero reale. Non si accorgono che più vogliono essere così, più non lo sono, giacché il tempo passato ad appagare virtualmente i propri desideri è necessariamente tolto alla loro vera realizzazione. Bisogna sempre ricordarsi il primato della vita reale, quella che conta, dopodiché il resto può essere un utile strumento. Va anche ricordato che noi e gli altri che incontriamo interagiamo sempre tramite le nostre marionette, che possono avere diverse finalità e significati.

***

lunedì 10 marzo 2008

Trent'anni



1) Ieri e oggi


Vivere questa età per me significa avere mediamente bassa stima di sé, per quello che volevo essere e invece devo ancora diventare oppure, peggio, per come sono stato ed ora non sono più. Un piccolo uomo che da giovane cominciava a fruttare i suoi talenti, generosamente concessi da Qualcuno e amorevolmente coltivati dai suoi Genitori, sognando un futuro in cui avrebbe potuto lasciare davvero il segno.
Ora scopro che era del tutto simile ad un gioco, il mondo della mia giovinezza, un plastico dove ogni volontà si realizzava facilmente e quello che avevo bastava per vincere: riuscire negli studi, farsi stimare ed elogiare dalle persone, promuovere e sviluppare le mie idee, testimoniare efficacemente quello in cui credo.


2) Sto male

Perché ora quell'omino sgangherato rimane bloccato, con l'orgoglio incrinato? Tutto troppo complicato? Si riprende o s'arrende? Si è forse sopravvalutato? Oppure i talenti sono ancora gli stessi, accresciuti da studio ed esperienza? Potenzialità inespresse, anzi, di fatto, un arretramento sul lato concreto della mia vita. Prima la confusione di non percepire più chiaramente l'essenza della realtà, ben più complicata di un modellino in scala, e non riuscire più a giudicare le cose buone e giuste da fare; poi la delusione di se stesso, dalla colpevole inadeguatezza a perseguire gli obiettivi... Dio! I famosi, nauseabondi, falsi e stronzi buoni propositi!
...
Aggriahi!
Che male!
...
Ma che razza di sensazione del cazzo è?
Scusate.
Ansia di prestazione esistenziale?
...
(Intanto divoro le poche unghie che mi rimangono)


3) Ora Piccolo - Uomo si ri(de?)compone

L'ingegnere: "Forse il problema è nel motore".
Infatti, è tipico del sesso maschile: l'idea di lasciare il segno somiglia molto all'intenzione animale di mostrare agli avversari chi ce l'ha più grande. Nella lotta per la vita c'è ancora bisogno di vincere il premio evolutivo, materialmente e anche, per quanto riguardo noi esseri umani, culturalmente. Affermazione, riconoscimento, fama (e potere).
Tutto sbagliato: la volontà, la convinzione dei mezzi e l'idea degli altri.
I) Non sono io a dover lasciare il segno. (Semmai lasciaTi lasciare dalle mie piccole-mani!)
II) Sono ben poca cosa, eppure apprezzato da chi mi ama.
III) Nessun avversario: davvero solamente compagni di (s?)ventura.
Oh, Superbia e Debolezza che mi avvelenate l'anima!
Faccio fatica a risollevarmi (ancora quella sensazione...).
Forse il miglior termine è accidia.
Esistenzialmente aspro, pronunciandolo si contrae gran parte del viso.
Qual è l'antidoto?
Non so.
Tentai la fuga (forse esattamente ora sto fuggendo, ancora). Come?
Catturato da questa intelligenza artificiale, preso nella rete.
Tutto ciò per un appagamento effimero, mentale e talvolta corporale. Voi state ben attenti! Adesso, qui, io fortissimamente voglio rinnegare la mia schiavitù da questo strumento e la sua tirannia.
L'antidoto alla mia svogliatezza è probabilmente l'umiltà della fatica, la preghiera di chi sa di non potercela fare da solo, ma anche gratitudine e riconoscenza, imparare dagli errori e dalle vicende personali. E l'amorevole sorpresa di sentirsi festeggiati solamente perché esistenti. A tale proposito: grazie a tutti voi, e grazie Sorella Generosità!


4) Compito a casa: leggi attentamente queste conversioni e commentale.

Classici (facile): Paolo di Tarso, Agostino di Ippona.
Moderni (difficile): Charles de Foucauld, Edith Stein, André Frossard.
Contemporanei (?): Laura Antonelli, Claudia Koll.


5) Compito per i volenterosi: Scrivere de «L'intelligenza del male».

piccolo-uomo: "..."

***

martedì 4 marzo 2008

Libertà

«Vuoi guarire?».
«Signore, io non ho nessuno che...»
«Alzati...»
E sull'istante quell'uomo guarì.

(Gv 5, 6-9)
***

Diventare grandi.
«Harry e i suoi amici devono cavarsela da soli, sì, ma non rifiutano l’idea di una guida che li aiuti e gli indichi dove andare. Anzi, le loro difficoltà nascono dal fatto che loro una guida la vorrebbero davvero, vorrebbero tanto che Silente fosse ancora lì per dirgli che accidenti fare per trovare e distruggere gli Horcrux, e purtroppo per loro Silente non c’è (anche se non sono così soli e senza aiuto come credono). Adesso credo di capire meglio: essere adulti non significa rifiutare a priori l’autorità che indica la direzione; significa provare a cavarsela da soli, auspicabilmente essere in grado di cavarsela da soli, ma ciò nella consapevolezza che nessuno può davvero farcela da solo. Diventare adulti non è semplicemente dire “faccio da solo”. Harry e i suoi amici sono adulti perché devono fare a meno di una guida, ma sono ancora più adulti quando capiscono che hanno bisogno di una guida e la cercano, ovvero cercano di fare quel che Silente direbbe loro di fare se fosse lì. Essere adulti è anche avere l’umiltà e il realismo di riconoscere che una guida, alla fin fine, serve a tutti.»

(Dal blog Libero Arbitrio)
***

Piccolo - Uomo significa anche il passaggio dall'infanzia alla maturità.
(Che il trattino sia l'adolescenza?)

«La linea d'ombra
la nebbia che io vedo a me davanti
per la prima volta nella vita mia
mi trovo a saper quello che lascio
e a non saper immaginar quello che trovo
mi offrono un incarico di responsabilità
portare questa nave verso una rotta che nessuno sa
è la mia età a mezz'aria
in questa condizione di stabilità precaria
ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffitto
mi giro e mi rigiro sul mio letto
mi muovo col passo pesante in questa stanza umida
di un porto che non ricordo il nome
il fondo del caffè confonde il dove e il come
e per la prima volta so cos'è la nostalgia la commozione
nel mio bagaglio panni sporchi di navigazione
per ogni strappo un porto
per ogni porto in testa una canzone
è dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzione
senza preoccupazione soltanto fare ciò che c'è da fare
e cullati dall'onda notturna sognare la mamma... il mare.

Mi offrono un incarico di responsabilità
mi hanno detto che una nave c'ha bisogno di un comandante
mi hanno detto che la paga è interessante
e che il carico è segreto ed importante
il pensiero della responsabilità si è fatto grosso
è come dover saltare al di là di un fosso
che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato
saltare verso il tempo indefinito dell'essere adulto
di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura
cosa sarò
dove mi condurrà la mia natura?
La faccia di mio padre prende forma sullo specchio
lui giovane io vecchio
le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio
"la vita non è facile ci vuole sacrificio
un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione"
arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione
e adesso è questo giorno di monsone
col vento che non ha una direzione
guardando il cielo un senso di oppressione
ma è la mia età
dove si sa come si era e non si sa dove si va,
cosa si sarà
che responsabilità si hanno
nei confronti degli esseri umani che ti vivono accanto
e attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchiera
dove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita intera
ed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiare
mi perdo nelle letture,
i libri dello zen
ed il vangelo
l'astrologia che mi racconta il cielo
galleggio alla ricerca di un me stesso
con il quale poter dialogare
ma questa linea d'ombra non me lo fa incontrare.

Mi offrono un incarico di responsabilità
non so cos'è il coraggio
se prendere e mollare tutto
se scegliere la fuga od affrontare questa realtà
difficile da interpretare ma bella da esplorare
provare a immaginare cosa sarò
quando avrò attraversato il mare
portato questo carico importante a destinazione
dove sarò al riparo dal prossimo monsone.

Mi offrono un incarico di responsabilità
domani andrò giù al porto
e gli dirò che sono pronto a partire
getterò i bagagli in mare
studierò le carte
e aspetterò di sapere
per dove si parte
quando si parte
e quando passerà il monsone dirò
levate l'ancora
diritta avanti tutta
questa è la rotta
questa è la direzione
questa è la decisione.
»

(Testo della canzone "La linea d'Ombra" di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, dall'album "L'albero", 1997)
***

Libertà.
Sto camminando.
Tante strade.

Sono Piccolo
e tante persone, amandomi,
mi prendono per mano
e mi conducono.

Sono un uomo:
non voglio, non posso più
essere preso per mano.
Quante volte mi ritrovo solo.
Quante volte inciampo.
Quante volte cado.
Leggo tutti i cartelli
fino al punto
di non saper più leggere.

Ecco:
Questa, mi pare di ricordare,
è la mia strada.

Trovo, finalmente, Lei:
la mia unica, preziosa,
Compagna di viaggio.

Eppure ho il passo incerto
più che mai: non so
se questa è la giusta direzione.

Perdo tempo.
Di nuovo inciampo
e cado.

No... No!
Non basto a me stesso.
E non posso sbagliare strada
ora che ho compagnia,
ora che ho responsabilità!

Accettare.
Solo questo.
Accettare il passaggio
è diventare veramente Uomo.

Ma questa volta posso scegliere io la mano.

Io lo so che sei Tu l'unico Maestro.
Eppure mi sento anch'io
giovane,
ricco,
ma ancora fermo.

Io voglio guarire.
Ti prego: dimmi di alzarmi.

Sarò Uomo?

***

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