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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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martedì 30 settembre 2008

Non mi sento molto responsabile!

Riporto la mia risposta ad un carissimo amico lontano, in seguito al preavviso di invito al nostro Matrimonio. Mi ha fatto riflettere questa storia circa la responsabilità sui talenti ricevuti.

Spesso dico che mi sento fortunato. Le regole dell'universo fisico mi direbbero che si tratta solo di diverse condizioni iniziali. Il mondo che mi racconta Gesù, invece, è l'Amore di Dio Padre. Tutto ciò che ho è a mia disposizione per tutta la vita, ma non è del tutto mio. Quello che avrò per sempre, mio veramente, è invece frutto della mia libertà e l'unità di misura della strada che avrò percorso sarò io stesso.

Caro piccolo-uomo, ammettere di essere fortunato non basta per essere a posto. Se credi veramente al mondo raccontato da Gesù, perché ora ami quello che hai? Non basta il riconoscimento, il ringraziamento, per poi adagiarsi a godere le gioie che hai in questa vita....
E troppo spesso parli in un modo e ti comporti in un altro.
Forza: cammina, cammina!


***

P.G.:

Sono contentissimo per voi e come desidererei essere presente, non lo dico solo per il pranzo e la compagnia, ma proprio per dimostrarvi quanto sono entusiasta di voi e desidero partecipare al "lancio" perché arriviate il più in alto possibile.

piccolo-uomo:
Speriamo di non precipitare dopo aver raggiunto la quota massima!

P.G.:
Siete una coppia con molti talenti e come dice Gesù, a chi molto è stato dato molto verrà richiesto.

piccolo-uomo:
Questo è vagamente minaccioso...

P.G.:
Sono certo che con la vostra umiltà e determinazione sarete un tassello importante nel regno, già lo siete.

piccolo-uomo:
Scherzi a parte, ti chiediamo di pregare perché sia veramente così, per non fare come quello che ha semplicemente sotterrato il suo talento. Se gli fosse veramente importato l'avrebbe almeno tenuto con se, così sarebbe stato più sicuro. Forse era una cosa scomoda, quel talento ricevuto ma non richiesto. Seppellirlo significa disfarsene, allontanarlo da sè, farlo morire... Dire di essere impaurito è una scusa per incolpare il proprio creditore: "mi hai fatto paura, è colpa tua". In fondo il padrone s'è comportato duramente, come il servo aveva detto, proprio a causa della scelta fatta. In realtà egli si è disinteressato del talento ed ha inseguito altro. Ma al ritorno del creditore non è rimasto nient'altro che il talento iniziale: il debitore ha inseguito cose vane anziché guadagnarsi con il talento e il proprio lavoro una ricompensa, quella sì, giustamente e per sempre tutta sua. E' il servo che quando il padrone alla sua partenza lo ha lasciato libero, si è scelto la condanna.
Sento che questo è uno dei maggiori pericoli per noi che viviamo qui nel benessere: ci interessa ciò che possiamo scegliere noi, quindi totalmente nostro, non valorizziamo quello che ci è capitato e non lo accogliamo come un dono prezioso da utilizzare per guadagnarci veramente la nostra ricompensa. Si tratta del rifiuto di Dio per autosufficienza, svogliatezza e indifferenza. Ma è un grande sbaglio, perché Lui è l'unico che nella vita può fare la differenza. E' un errore di superbia: l'uomo moderno vuole ancora cogliere il frutto da sé, come fece il suo antenato...
Scusa la divagazione ma le tue parole circa i talenti di cui rispondere mi hanno colpito e fatto un po' riflettere!

P.G.:
Spero di esserci, mai mettere limiti alla provvidenza.

piccolo-uomo:
Speriamo!

P.G.:
Intanto un forte abbraccio a tutti e due ovviamente cominciando con la parte migliore... (immagina chi?..)

piccolo-uomo:
Ehi, Giò, non t'allargare...
(Scherzo!)

***

lunedì 15 settembre 2008

Preghiera davanti al Crocefisso (1)

Signor, mi T'ho brusà dento la fiama
de la me vita che no sa timori;
la voze Toa divina me diseva:
"Fiama che brusa porterà dolori!"

Ades son qua, Signor, co le man nude

e me dilato ancora 'n fiama ardente:
e ancor Te bruserà 'n te la me vita
fin che 'l Tò amor me porterà 'n te 'l niente.


***
Signore, io T'ho bruciato nella fiamma
della mia vita senza timori;
la voce tua divina mi diceva
"Fiamma che brucia porterà dolori!"

Ora son qua, Signore, con le mani nude
e mi dilato ancora in fiamma ardente:
e ancora ti brucerò nella mia vita
finché il Tuo amore mi porterà nel niente.

(Poesia dialettale trentina di Fabrizio Da Trieste)





Nel Duomo di Trento è tornato, dopo il restauro, il Crocefisso del Concilio.
Durante questa settimana sono previste numerosi momenti di preghiera.
Impressionante il senso di sofferenza che quest'opera riesce a trasmettere.
Non mancherò di visitarlo e di pregarlo, in modo particolare per tutti quelli che soffrono.

***

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