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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

Argomenti:

martedì 28 dicembre 2010

Economia di salvezza

Padre Aldo, amico missionario a Lusaka, nella sua lettera natalizia mi illumina.
Parafrasando, il pensiero è il seguente.

Il sistema economico più efficace che l'uomo ha finora costruito permette a tanti di faticare perché alcuni vivano provvisoriamente nell'abbondanza e, all'estremo, fa perdere a molti affinché vincano in pochissimi. A Dio bastò far perdere momentaneamente uno solo, affinché tutti potessero avere vita piena, volendo, definitivamente.

***

domenica 26 dicembre 2010

Valori del silenzio

Si può dire di avere
un rapporto vero
con una persona,
di starci veramente bene,
se si riesce a rimanere con lei
tranquillamente e lungamente
in silenzio
senza disagi o imbarazzi.

***

giovedì 7 ottobre 2010

Pillola sulla ricerca della verità

Tolgo le ragnatele con questa similitudine lampo:

Ragione sta a Fede

come

Certezza sta a Sicurezza.

***

mercoledì 4 agosto 2010

Guardando indietro, agli ultimi esami

A quei tempi
la tensione dominava,
spesso negli ultimi giorni.
Ora invece sono solo
molto stanco.

Quando facevo
come fuori di me,
perdevo continuamente
molte delle mie ore.
Ne ho perse ancora, - Fantasmi immortali... -
ma molte meno.

Per oggi
ho fatto una scelta,
forse uno sbaglio, - Vada come deve. -
con il ritmo
che sapevo
essere più lento
e insicuro
di un tempo.

Fosse per questo
avrei già perso.

Tuttavia
il tempo a me concesso
ha avuto un suo frutto,
come trepidamente
pregato e sperato.

Per questo: Ti ringrazio.

Ora sono - Abbastanza! -
sereno.

***

giovedì 15 luglio 2010

Fuori dal mondo?

Come capita spesso, ricopio qui un mio commento, per conservare le mie riflessioni.

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Certo non apparteniamo al mondo, ma con esso apparteniamo a Dio.
Questa è anche la lezione teologica di San Francesco: la fratellanza col mondo.
Perché Egli stesso ha detto di essere Dio dei viventi.

Ciò per dire che come cristiani e cattolici non dobbiamo ritenerci custodi della Verità tramandata, da tenere come estratta dal mondo nella nostra particolare arca dell'alleanza, nelle nostre biblioteche. Facendo così torneremmo ad essere scribi e farisei, sepolcri imbiancati perché lontani dalla vita di ogni giorno e quindi dalla divinità.

Piuttosto dobbiamo sentirci felici beneficiari di una Verità che ci è stata svelata ma che vive in mezzo a noi. Il nucleo della Tradizione non è nel catechismo, non nella nostra pur preziosa e bimillenaria teologia. Il cuore della Verità che sappiamo sta nei Sacramenti, che sono i legami costitutivi degli anelli della lunga catena di testimoni viventi che ci collega ininterrottamente a duemila anni fa. La Verità per noi sta ad esempio nell'acqua del battesimo, nella parola del perdono, nell'unione coniugale, nel servizio sacerdotale ai fratelli, e soprattutto nel Pane. Sono tutti elementi di vita e la loro sacralità passa per le mani di uomini viventi.

Cristo, che è stato uomo, vive e cammina quotidianamente in mezzo agli uomini, non alle pergamene, ai libri (oppure nei blog) - insomma nei frutti dell'intelletto - proprio come ha fatto con il suo corpo duemila anni fa.

Sono cresciuto in una famiglia cattolica praticante, che mi ha trasmesso la feda ma forse mi ha troppo protetto dal mondo - o forse è il mio carattere timido che mi ha tenuto lontano. Ho avuto solo amicizie individuali, gli unici miei "gruppi" sono stati i compagni di scuola e gli animatori della mia comunità cristiana. Mai al bar o in piazza senza un motivo. A volte mi sento un po' a disagio, quasi incapace di stare con umiltà, serenità ma anche con sincerità, in mezzo ai miei coscritti. A volte metto tristi strategiche maschere per nascondere e proteggere le mie preziose verità (ma che inevitabilmente la negano). Sto cercando di imparare a vivere la mia fede in mezzo alla mia casuale quotidianità: al lavoro, con gli amici. In questo gli avverbi giusti mi pare debbano essere semplicemente e umilmente, ovvero senza ostentazione o imposizione morale, ma con testimonianza.

Certi tradizionalisti vogliono una fede manifestata stando a fianco del mondo. Che ci può giovare imparare Cristo, stamparlo nero su bianco e affiggerlo, ma non viverlo nemmeno un istante? Quanto può essere vera la nostra fede se non la viviamo in mezzo al mondo e ai fratelli? Non possiamo isolare la verità dal mondo. Certi progressisti invece pur di entrare nel mondo, rinunciano a Cristo. Non possiamo isolare la via e la vita dalla verità.

La Chiesa deve abbracciare il mondo per vivere Cristo.
La "Verità" vera infatti sta in mezzo alla "Via" e alla "Vita".

***

sabato 1 maggio 2010

Per il buon lavoro

Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare».
Gli dissero: «Veniamo anche noi con te».
Allora uscirono e salirono sulla barca;
ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva,
ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».
Gli risposero: «No».
Allora disse loro:
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».
La gettarono e non potevano più tirarla su
per la gran quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro:
«È il Signore!».

(Gv 21, 3-6)

***

Senza Te o con Te, tutto cambia!

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lunedì 26 aprile 2010

Dio perdona, noi difficilmente

Pochi minuti, poche battute per rispondere al peccatore che la interpella, costretta a scegliere, in nome della stessa Verità, se essere madre amorevole o severa matrigna.

(Ilaria Donatio, I ricatti della fede dietro la grata del confessionale, L'unità, 21 aprile 2010, pag. 28)

Così si conclude l'inchiesta. Confesso che mi è dispiaciuto leggerla.
Dispiace l'abuso di una cosa per me, per le persone come me, così importante. Un sacramento. Ma si sà: come la politica, l'economia e a volte la stessa religione anche la stampa, con il grimaldello del dovere di cronaca, non si ferma davanti al rispetto. Per sapere cosa pensano i sacerdoti sulla condizione di omosessualità non si passa attraverso un'onesta intervista a loro o a persone credenti che la vivono, con sofferenza, all'interno della Chiesa. Credo che il risultato, nel contenuto, sarebbe stato molto simile. Forse sarebbe mancato il gusto contemporaneo dell'andare oltre i meccanismi convenzionali, della trasgressione delle regole, della menzogna e del tradimento, dello spionaggio spirituale...
Questo è ciò che penso del metodo.
Ora, sul contenuto: l'attore della riconciliazione è Dio.
È Lui a perdonare, non la Chiesa, che semplicemente amministra.
Le opinioni dei sacerdoti oggetto dell'inchiesta possono pur esser differenti ma, nell'ottica della Chesa che si vuole criticare ma che in realtà non si conosce così bene per farlo efficacemente, il risultato della confessione è sempre lo stesso: l'abbraccio del Padre misericordioso, il suo "Fa niente... Ti voglio bene". Di ciò però tra le righe del giornale non c'è traccia. L'assoluzione è appena un accenno. Ma non è forse quella lo "spiraglio" che l'autrice cercava nel suo finto "viaggio penitente"? Più che uno spiraglio io lo definirei uno squarcio. C'è ampiamente, invece, il giudizio morale su una Chiesa che invece ben poco - per fortuna? - può fare in quel contesto: semmai quei sacerdoti avrebbero potuto percepire che non c'era sincero pentimento, ma simulazione, e non impartire quindi l'assoluzione. O forse, nel dubbio, sono stati troppo buoni? A di là delle loro opinioni, imperfette e imperfettibili, di quelle delle Chiesa, una cosa mi pare certa, se ben interpreto l'azione interiore della giornalista e a dire la verità anche la mia, quando mi ergo (come adesso) a giudice dei miei "fratelli": Dio perdona, noi difficilmente.

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lunedì 12 aprile 2010

Contro il mio peggior fantasma

Oggi è uscito il bando del concorso.

Per il mio studio

“Mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana, incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor 12, 7-10)

Signore Gesù,
Tu che fosti così mirabilmente forte
di fronte alle debolezze umane,
Tu che sei l’Amore infinito
che tutto può vincere,
ti prego: aiutami a studiare.

Signore, Dio della mia vita,

nella mia insufficienza

mi basti la tua immensa Grazia:

l’esempio del tuo Figlio,

la forza del tuo Santo Spirito,

e il tuo incoraggiante abbraccio di Padre.


Mantieni sveglia la mia mente

veloce e attenta la mia penna,

fammi fare buon uso

del tempo che mi doni,

perché io non ne sprechi

nemmeno un istante.


Signore Gesù,

fammi crescere, continuamente,

affinché il mio studio

sia strumento e risorsa per la mia famiglia,

sia per un lavoro sempre a disposizione

di chi mi è vicino.


Io sento forte la mia debolezza.

Ti prego: se è la tua volontà,

fa’ di questa mia piccola croce

una buona via per seguirti,

l’occasione a me offerta

per cantare con gioia

il tuo grande Amore

per me.


Amen

***

domenica 4 aprile 2010

Risurrezione e Perdono

Il ritorno del figliol prodigo (particolare)
Rembrandt Harmenszoon Van Rijn





Il perdono è un nuovo incontro:
le braccia aperte hanno bisogno di un ritorno.
Se questo non c'è, il perdono rimane una potenzialità irrealizzata.
Chi ritorna riconosce il male fatto,
accetta quindi le conseguenze della suo allontanamento
rinunciando ad essere figlio per diventare servo.
Ma il perdono concesso dal padre restituisce tutto,
comprese dignità e giustizia del legame di sangue.

***

Non era sufficiente
morire per i nostri peccati
al posto nostro.
Così saremmo rimasti colpevoli
graziati delle pene, dalle sofferenze,
conseguenti alle nostre scelte:
riaccolti, salvati dagli stenti,
ma, secondo la nostra giustizia, come servi.
È con la risurrezione che si completa
l'opera più grande dell'Amore di Dio,
Padre misericordioso:

il perdono dei peccati.
Essi alla fine non conteranno più!
La nostra Fede è il ritorno a Dio:
solo credendo la Sua risurrezione
noi possiamo essere perdonati,
giustificati come suoi Figli,
ritornare ad essere degni
di essere a Sua immagine.
Perché Dio rimuove la nostra sofferenza
morendo,
ma incontra di nuovo l'umanità
ritornando in essa,
risorgendo dalla morte.
Scegliere il nostro ritorno
rende possibile il perdono:
rimanendo lontani da Lui,
noi non lo facciamo accadere.
Gesù che risorge
è Dio che apre le braccia
a noi che torniamo suoi Figli.

Grazie.

***

Christos anesti: buona Pasqua di Risurrezione!

***

venerdì 2 aprile 2010

Muri



Esiste un muro, dove molte persone chiamano Dio sussurrando preghiere.
E' simbolo di memoria e comunione con gli antichi progenitori;
è pietra viva oltre la distruzione umana.

Ma c'è un altro muro, dove molti rivolgono a Dio l'offesa peggiore di tutte,
tra quelle che uno possa fare a chi lo ama: "tu per me non ci sei".

***

lunedì 15 marzo 2010

Un piccolo dialogo sul bisogno di Dio

***

Da qui.

Il Censore:


Quindi per entrare nel regno dei cieli bisogna avere una religione "mossa dal bisogno, dalla dipendenza"... Non sono interessato a questo regno, grazie.

piccolo-uomo:

Esattamente. Ogni religione in realtà muove da necessità di risposte esistenziali. Il bisogno implementa l'umiltà: solo essendo umili si è aperti alle possibilità. L'uomo autenticamente religioso non dice "ho già capito tutto". L'uomo di potere usa anche la religione per esercitarlo, ma in realtà non ha sete di risposte diverse da sé stesso: per questo intimamente muore.

Prendiamo il cibo, prima prova della imperfezione nostra e degli esseri viventi. E' facile rendersi conto che senza di esso muoriamo: per fortuna la natura ci ha dotato della fame, spia del bisogno, che ci induce a mangiare. Allo stesso modo la curiosità umana ci spinge a capire come è fatto il mondo. La sete di conoscenza ci contraddistingue, e ci spinge fino a fare ipotesi sull'esistenza di ogni cosa, dal lato fisico e metafisico. E' pericoloso non riconoscere la necessità e l'importanza di porsi domande su come e perché l'universo sia proprio così, noi compresi, cercando le risposte che ci sembrano più giuste. Le molecole di questa penna che tengo in mano potrebbero esserci oppure no: perché si è verificata la prima eventualità e non la seconda? C'è qualche legge che lo ha stabilito? Così per il resto dell'esistente, fino alla realtà umana. L'economia della nostra vita è tutta governata dai bisogni. Anche la fede risponde ad una necessità. L'uomo che elimina la possibilità di questa ricerca delle cause prime in realtà uccide una parte della sua umanità.

***

Preghiera di un afflitto che è stanco
e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia.


Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.

Non nascondermi il tuo volto;

nel giorno della mia angoscia

piega verso di me l'orecchio.

Quando ti invoco: presto, rispondimi.

Si dissolvono in fumo i miei giorni

e come brace ardono le mie ossa.

Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,

dimentico di mangiare il mio pane.

Per il lungo mio gemere

aderisce la mia pelle alle mie ossa.

Sono simile al pellicano del deserto,

sono come un gufo tra le rovine.

Veglio e gemo

come uccello solitario sopra un tetto.

Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,

furenti imprecano contro il mio nome.

Di cenere mi nutro come di pane,

alla mia bevanda mescolo il pianto,

davanti alla tua collera e al tuo sdegno,

perché mi sollevi e mi scagli lontano.

I miei giorni sono come ombra che declina,

e io come erba inaridisco.


(Prima parte del salmo 101, versetti 1-12, traduzione CEI)

***

giovedì 4 marzo 2010

Una nota sullo stile del Dio cristiano

«Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore.»
(Isaia 45, 15)




Asmenos
scrive:

Non serve scomodare Dio. E' una terra abbastanza libera.

Mi trova d'accordo nell'affermare che molti intorno all'idea di Dio hanno ricamato sì buone norme etiche e morali ma anche tante limitazioni alla libertà dell'uomo. Nell'imposizione normativa di quelle regole molti hanno trovato pretesti per esercitare il loro potere, e da ciò il loro cuore è rimasto corrotto. Da questo le parole che sono attribuite a Isaia e Gesù nella Bibbia, ci mettono già in guardia: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (Mc 7, 6-8).

Tuttavia, Asmenos, consideri quanto segue.

Ammettendo che Dio esista e che Gesù, suo Figlio, abbia veramente calcato la terra di Palestina facendo ciò che è descritto nei Vangeli, non trova forse che lo stile di questo eventuale Dio sia tale da garantire comunque la libertà dell'uomo? Quello cristiano è un Dio nascosto, che non si preoccupa dei fasti e della gloria, ma che scivola silenziosamente fin dalla sua nascita tra i mediocri, i poveri e i peccatori, ai margini della Storia. Non è un Dio come lo vuole Giuda, un Gesù Cristo condottiero che compie imprese eroiche, visibile e ampiamente registrabile dalla storiografia. Non è neanche filosofo, scienziato o un genio dell'intelletto che cerca di fissare idee strabilianti, lasciandole scritte in opere. In fondo le vittorie, le scoperte, le teorie, sono eventi che hanno un dominio temporale ben definibile. Invece questo storicamente insignificante Figlio di Dio si preoccupa di combattere le imperfezioni, gli sbagli, i mali che affliggono e che limitano veramente e perpetuamente attraverso la storia l'uomo per come è fatto. Un Dio che agisse così non mi parrebbe limitare la libertà, geloso del suo potere assoluto ed eterno, anzi. Offrirebbe addirittura una via di liberazione dal Male dei mali, dal Limite dei limiti per l'uomo, la Morte, e tuttavia quest'opera così grande rimarrebbe nascosta e dubbiosa, non imposta, e comunque sottoposta al libero arbitrio della persona che può scegliere di credervi, liberandosi da sé, o no. Questo Dio cristiano pur onnipotente Creatore, quindi amante della vita, diventerebbe anche col suo nascondimento amante della libertà della sua creatura (ai nostri occhi) prediletta. Un Dio che conferisce all'uomo il sommo bene della libertà e che tuttavia ha deciso di proporgli la Verità lasciandola però oggetto di scelta.

***

giovedì 25 febbraio 2010

Risposta, e premessa, al Padre Nostro




Figli miei,
Siete la mia vita e la mia libertà,
no lo vedete ma io so e conosco
i vostri nomi e i movimenti interiori,
speranze e afflizioni, di ognuno di voi
che abitate ogni parte del nostro mondo.
Vorrei venirvi incontro,
in bisognoso abbraccio,
ma più di questo desidero
guadagnare da voi vera accoglienza
e la vostra fiducia, totalmente gratuita.
Coltivate il pane, curate ogni bene
della mia terra, che è per voi.
Perché io ho a cuore
la vostra vita e la vostra libertà
salve da ciò che le nega ed è il Male.
Io da sempre e per sempre v'attendo
uniti nella mia Pace senza tempo.
Eccomi: venite allora, vi prego,
l'uno insieme all'altro.
Ecco la mia strada, quella è la mia porta:
la Chiave è già con voi, nelle vostre mani.

***

giovedì 14 gennaio 2010

Una risposta a Red sull'intuizione esistenziale

Conservo qui la mia risposta a questo bel post.

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Il pensiero più irrazionale dell'uomo è ritenere sbagliato tutto cià che è irrazionale.


Come si fa a non avvertire l'irrazionalità come qualità connaturale alla razionalità umana?

Sono convinto anch'io, in linea con quanto hai riportato di Goedel, che possediamo una certa intuizione esistenziale della verità, di per sé stessa irrazionale perché la nostra ragione ne diffida per prima. Ne parlavo infatti qui.

E' la mia intuizione irrazionale che mi fa credere all'esistenza dell'anima e a inquadrare dolore ed emozioni come segnali rivelatori del legame momentaneamente inscindibile tra anima e corpo. E' sempre l'intuizione esistenziale che mi fa indicare nella presenza della vita stessa nell'universo, cosi ancora inspiegabile, e nell'esistenza dell'amore umano le due massime prove della presenza di un incerto Qualcun'Altro davanti al quale inchinarmi di meraviglia e gratitudine. Io spero davvero che esista una copia metafisica della realtà fisica, nella quale sguazza la mia anima, che possa fungere per essa da rifugio dopo la morte nell'attesa di restaurare la completezza - che è la promessa cristiana della Risurrezione.

E' irrazionale tutto ciò, ma io penso che questa mio credere sia tanto, tanto reale.

Vorrei infine confortare l'atto di fede che hai professato, caro Red, circa la "memoria universale". Pim Von Lommel, cardiologo, nei suoi studi sulle esperienze di pre-morte, forse gli unici ammantabili di scientificità, ha proprio ipotizzato qualcosa di simile. Leggi la fine di questo.

Cordialmente,

piccolo-uomo

PS: Questo tuo post mi ha centrato nel cuore.

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