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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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giovedì 25 dicembre 2008

Aspettando Natale... E la nostra waka

... pianta il tuo seme,
spargilo al vento,
tu puoi morire ma la forza della vita resta,
il flusso delle correnti ti aiuterà,
o viaggiatore ...


(Antica poesia Maori)

***


Un piccolo uomo si prepara per un viaggio di sola andata. Per lui comincia una nuova avventura. Ha deciso che non può più rimandare: l'età giusta sta per passare, anzi: forse ha aspettato troppo. Parte perché non può più stare sull'atollo dove è nato. Sia chiaro che si trova benissimo: con poco sforzo ha da mangiare e da bere ogni giorno, ogni genere di comodità e servizio, perché è molto amato dagli altri isolani. Cosa gli manca? Quel che gli serve per diventare grande. Ad un altro uomo basterebbe entrare nel Gran Consiglio dell'Isola, oppure attraversare a nuoto la baia e stabilirsi sull'altro lato dell'atollo, solo e indipendente, separato da due canali, ma in fondo sempre parte della stessa isola. Il piccolo uomo sente di dover portare il bene che ha imparato su un'altra terra, di avere i mezzi per farlo, i quali necessitano però di libertà e responsabilità. Intanto il sole è già alto nel cielo, spira una brezza calda e decisa, nessuna nuvola all'orizzonte. Il popolo Maori sa bene che le nubi si fermano più facilmente sopra la terra ferma, perciò il piccolo uomo capisce che se c'è un'altra isola adatta a lui questa è sicuramente molto lontana, difficile da raggiungere, oltre i pericoli nell'immensità dell'oceano con le sue bonacce e tempeste. Il vento lo spinge sempre più forte verso la spiaggia, i raggi solari insistono sulle sue membra scaldandogli i muscoli. È giunta l'ora. Indeciso, turbato e tremante si dice "Ce la farò!". Lentamente ma senza fermarsi sale sulla sua waka. Dopo qualche minuto l'imbarcazione è già avviata al largo dell'atollo. Dall'altro lato sta Lei, dolcissima e bellissima. Senza non sarebbe mai partito. Hanno costruito e armato insieme la barca con il legno robusto della loro terra, grazie anche ai generosi consigli della loro comunità e agli esempi dei saggi del villaggio; all'esterno essa è ricoperta di bassorilievi incisi che mostrano le conoscenze a loro più preziose e sacre. La waka li sorreggerà sull'oceano, li porterà dove loro vorranno, darà il nome alle nuova terra del mare che colonizzeranno e alla sua tribù. Ma il viaggio vero, il battesimo del mare aperto oltre l'ultimo scoglio, deve ancora cominciare.

***

Voglia d'avventura?

È qualche settimana che nei momenti di pausa utilizzo Google maps per visitare il nostro bellissimo mondo. In particolare mi piacciono le isole. Mi affascinano i mondi lontani, nuovi, diversi e separati, in cui ci sono storie di vita o addirittura tutto un sistema in qualche modo autonomo. Attu, che ha visto gli orrori della seconda guerra mondiale (1, 2, 3 e 4), la Piccola Diomede, da cui si può "vedere il domani", Kerguelen, dove si studia, L'isola di San Lorenzo, con le due comunità di Gambell e Savoonga, Más a Tierra, ovvero l'isola di Robinson Crusoe, la minuscola Pitcairn, dove si fermarono gli ammutinati del Bounty, Spitsbergen, la maggiore delle glaciali Svalbard, le più famose Sant'Elena, Falkland, São Tomé e Príncipe, Capo Verde, Hawaii, Rapa Nui, fino anche all'Islanda e alla Nuova Zelanda (di isole da guardare ce ne sarebbero un mare). Chi mi conosce sa quanto io sia sognatore.

***

La cosa dell'uomo più divina

Lunedì sera guardavamo il bel film The family man. Quello che tiene insieme una famiglia è l'amarsi, e l'Amore vero viene da Dio. Per questo l'unione tra Lei e Lui è la cosa più sacra per l'essere umano. Nella famiglia può avvenire l'atto umano più vicino alle opere di Dio: la pro-creazione sta alla Creazione, il supremo atto d'Amore, così come l'uomo sta al Creatore. Lui è la fonte; l'uomo, Sua immagine, il riflesso. Dio non giocherà forse a dadi, ma comunque ha rischiato molto, tutti i suoi progetti, affidandosi al "Sì"di una ragazza in un villaggio sperduto della Terra. L'Amore tra Dio e l'umanità è fondato sulla libertà di quest'ultima. Prima del tempo Egli ha voluto liberamente creare il mondo, "ha detto sì" ha affermato la sua volontà; così, permettendo a Maria e a tutti gli uomini di essere liberi, ha confermato di averci creati a sua somiglianza. Così l'Amore tra il Creatore e la creatura si è incarnato in un Figlio, Gesù bambino: Egli è la realizzazione di questo Amore. Perciò è giusto e bello che ogni uomo, come essere vivente e figlio, sia molteplicemente frutto dell'Amore di Dio Padre, perché creato e generato nella sua famiglia.

***

Qual è il significato per me di questo Natale?

Rifletto sulla Sacra Famiglia.
È l'ultimo che passo nella mia di origine.
Già sono proiettato verso la mia futura.

Penso ai miei genitori e a mia sorella: ho il cuore pieno di gratitudine verso Dio per avermi concesso di crescere tra persone così straordinarie. Mi dispiace di essermi lasciato dietro molte mancanze e delusioni.

Penso a Lei: ho il cuore pieno di gioia e speranza per il nostro futuro di famiglia insieme. Spero di essere capace di prevenire gli errori o almeno di mettervi rimedio.

Sulla mio lato della nostra waka ho inciso tante, tantissime cose belle e importanti che mi sono state insegnate dalla mia famiglia, l'isola da cui parto. Ci proteggeranno, portandoci lontano. Grazie.

E Tu, mia dolcissima Lei, non lasciarmi andare alla deriva, resta sempre con me, aiutandomi a mantenere la rotta. Altrimenti andrò sicuramente a fondo, senza di Te...

***

È il Natale di Cristo Signore.
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che Egli ama!

***

martedì 25 novembre 2008

Siamo tre volte Suoi figli

Una volta, perché siamo stati creati
(a sua immagine).

Una seconda volta, perché Gesù Cristo è nato
(appartenendo noi alla fratellanza umana, come il Suo Unico Figlio).

Una terza e definitiva volta, perché nasceremo di nuovo nella Risurrezione
(e ciò comincia già dal nostro Battesimo).

***
(Questa è una pillola: testo breve ma per me importante)

lunedì 3 novembre 2008

Riflessioni su Piccolo - Uomo

Per ricordare a me stesso e chiarire a chi mi legge perché scrivo qui.

1. Scopo
e tipologia

Questo blog è un angolo dove raccolgo e conservo tutto ciò che mi pare importante per migliorare la coerenza tra il mio sistema di idee e valori e la mia vita reale. Ha la stessa funzione di un diario esistenziale, pagine che scrivo per aiutare me stesso. Il fatto di pubblicare queste cose deve avere innanzitutto due effetti: di costringermi a elaborare bene in contenuto e forma le considerazioni che affollano la mia mente; di sottoporre ad altri occhi queste ultime, in modo da verificarne la bontà. Non è quindi obiettivo di Piccolo - Uomo la presentazione e la promozione personale, non è un contenitore di una selezione generale tra le cose che mi passano per la testa o mi succedono. I contatti interpersonali che derivano dagli eventuali lettori sono un piacevolissimo contorno. In questa ottica sono partito, nei miei primi post, e lungo questa strada voglio proseguire.
Tempo fa ho parlato con una persona, il primo blogger che ho conosciuto in Internet che poi ho incontrato anche nella vita reale. Si parlava di testimonianza cristiana (quanto mi piace questa parola!) attraverso i blog. Concordo con lei: la Missione, anche in questo caso, è più efficace se la propria fede non è ostentata ma vissuta e presentata così com'è (qui ci sarebbe occasione per dilungarmi). D'altra parte le occasioni per darne ragione, argomentarla e difenderla certo non mancano nella vita. Essendo Piccolo - Uomo un blog tematico anziché generico, come ho detto, potrebbe apparire al primo sguardo un ostentazione della mia fede, ma ciò non corrisponde ai miei intenti.

2. Metodo
Sono timido, lento, svogliato, chiacchierone e complico spesso le cose semplici. Mi piace scrivere cose belle ed essere apprezzato degli altri per questo. A volte credo di esserci riuscito: devo quindi stare molto attento alla mia superbia per non diventare vanaglorioso. Inoltre non bisogna passare troppo tempo al Computer (stress visivo e mentale, rischio di divagazione finanche alienazione): molte ore vanno usate per lavorare. Nel quotidiano ho molte persone di cui occuparmi e molte belle cose da fare. Per tutto questi motivi fin dall'inizio ho deciso di fare slow blogging: una mano deve bastare per contare i post di un mese, a volte anche di due...

4. Non più "Tu" ma "Lei"
Per una serie di motivi (ad esempio questo qui o quello là) ho deciso che d'ora in poi alle persone che non conosco e che commenteranno qui darò innanzitutto del Lei. Credo che ritornerò su questo argomento.

***

martedì 21 ottobre 2008

Fuga n. 003

Gentile Nevio Manente,

"Il più delle volte, però, perdo tempo."

Questa frase mi ha colpito: mi si addice molto. Più che "fuga dall'ordinario", il mio ordinario è costellato di piccole fughe dalla realtà: disagio nel sentirmi così piccolo in un mondo che non mi somiglia; svogliatezza e disimpegno nell'affrontare le sfide e le difficoltà quotidiane per concretizzare le mie idee; paura della fatica e del sacrificio che occorrerebbero per rendere giustizia al grande dono che ho ricevuto, la mia vita. La perdita di tempo è segno distintivo di questa ignavia. Le piccole scappatoie quotidiane mi stordiscono (sfocatura) e mi lascio vivere come senz'anima. Gli occhi dell'Amore, Verità di Dio, (è la mia dolcissima Lei, promessa sposa, che ha scattato l'immagine) riescono a cogliere questa condizione di debolezza. Ora sto tentando di "rientrare", ovvero di riprendere la strada che fin da adolescente ho pianificato ma che sembra così difficile da praticare. Il blog piccolo-uomo vuole essere il diario di questo viaggio. Basta che non diventi anch'esso una mia fuga!

La foto non è realizzata appositamente per "UN UOMO CHE SCAPPA", ma era l'unica fuga già pronta che avevo da mandare per questa simpatica iniziativa!
Saluti,

Andrea

***

sabato 4 ottobre 2008

Voglio Lei per sempre

Letizia... Sei perfetta!
Energia attraente: il tuo nome è la Felicità!
È per te che ho iniziato questi piccoli passi,
con te vorrei passare l'ormai prossima
Nostra Nuova Vita Insieme (¹).

Ricordo quando mi hai sedotto!
Le troppo poche volte che ti ho avuta
mi sono sentito onnipotente.
Possederti è fare l'Amore con Dio... (²)
Grazie a Lui sono libero di averti sempre.
Ti voglio ancora.

***

(¹) Il Matrimonio mio e della mia dolcissima Lei.

(²) Espressione un po' forte? Perché seguire totalmente Cristo, riuscirci oltre i propri umani limiti, è realizzare l'Amore di Dio e perciò sentirsi in Comunione con Lui. Ciò dà una felicità immensa: gioia di Salvezza!



La povertà di vita di Francesco non è povertà di lettere. La riflessione che ci ha tramandato sulla Perfetta Letizia è infatti frutto di una meditazione profonda su almeno tre riferimenti biblici: il passo del prologo del Vangelo di Giovanni (1, 11); il passo della lettera di Giacomo (1, 2); il brano di san Paolo sulla Carità (1Cor 13, 1-13). Ma Francesco non è un intellettuale da scrivania, uno studioso da biblioteca: il suo ragionamento si dipana lungo la strada, segue il passo del suo cammino, viene dalla vita reale. Forse proprio per questo è più vero.

***


venerdì 3 ottobre 2008

Nel dubbio, ragiono pesante o leggero?

Incredulità di San Tommaso
Michelangelo Merisi da Caravaggio

Lui mi prese la mano e toccai carne viva.
Aggrottai la fronte quando il mio dito arrivò
dove il mio cervello non avrebbe mai potuto,
ed entrando penetrai il Mistero.


***

1. Strumenti per giudicare il vero e il falso
Da quando ho iniziato a scegliere da me, ricordo di esser sempre stato un convinto sostenitore del metodo scettico: il dubbio inteso come strumento per corroborare le proprie assunzioni esistenziali. Ritengo che tutto possa essere sottoposto più volte nella vita alla domanda di verità, giacché essa rende l'uomo più libero e da ciò non può venire alcun male per lui. Anche questioni precedentemente affrontate possono essere riprese e verificate, eventualmente giudicate diversamente. Il dubbio può risolversi con il giudizio o con l'astensione. Quest'ultima è sempre una sconfitta per l'uomo, a volte inevitabile, segno della sua limitatezza. Il punto cruciale sta invece nella scelta degli strumenti di giudizio. In molti casi la ragione può portare, anche con lunghi e difficile percorsi, ad un risultato sicuro, automatico. Altre volte invece essa non può portare da nessuna parte, tuttavia non sempre siamo consapevoli di ciò. La logica razionale non è il miglior strumento che l'uomo ha a disposizione, quantomeno non l'unico. Quando l'uomo non si accorge dei limiti della ragione, la sua scelta esclusiva lo può portare a una condanna peggiore dell'astensione di giudizio, ovvero una menzogna tanto clamorosa quanto non percepita. Esiste anche l'intuizione esistenziale, prodotta da una specie di intelligenza occulta nell'uomo di cui si conoscono solamente i verdetti ma non i percorsi, un'arma più potente (quando vera) e pericolosa (quando falsa) con cui l'uomo può affrontare la ricerca della verità. Con la ragione egli cammina, con l'intuizione può volare. Ma oggi nella ricerca della verità quest'ultima è svalutata.

2. L'uomo tecnologico si affida solo alle sue ragioni
Il tecnologismo, ovvero il fornire ai bisogni e alle domande dell'uomo solo risposte tecnologiche che appaiono nell'immediato adeguate, ottime, stupefacenti, porta allo scientismo e al materialismo. Non tutte quelle necessità possono essere materialmente soddisfatte. Non si può inserire un cubo in un buco tondo: il fatto di poter tappare oggi moltissimi dei nostri buchi quadrati ci confonde. Ma il Benessere non può essere solo quello materiale e l'uomo prima sta male, poi si perde per sempre. Dato infatti che la Tecnologia è il risvolto pratico della Scienza, la quale procede solo tramite la logica razionale (in verità gli scienziati spesso raggiungono con la ragione posti che hanno prima visitato con l'intuizione), allora va da sé che l'unica via di giudizio conveniente nel risolvere il dubbio è il superbo razionalismo scientifico. Il risultato è che l'uomo moderno vuole ancora cogliere il frutto...

3. Che fai tu, piccolo-uomo?
Amo la Scienza, lo dice anche il mio percorso di studi, e sono spesso sedotto dal ragionare a tutto campo. Ma quando nel dubbio anche la ragione non ha sponde su cui appoggiarsi, che bisogna fare? Tornare bambini affidando ad altri la propria esistenza mi pare un insulto al libero arbitrio tanto quanto l'astensione di giudizio. Forse ho bisogno non di una fiducia già depositata presso altri a prescindere (quindi non realmente data) perché altro non può essere, come è quella dei fanciulli, ma di un credito assicurato da quella fremente intuizione esistenziale che dà anche la Speranza della Verità. È una scommessa meditata su un misterioso sesto senso, di dignità pari alla ragione perché anch'esso innato nell'uomo: ci sono verità che non si possono dimostrare ma che si possono sentire. L'esempio è la giovane Maria, che visitata dall'Angelo giudica vero il Lieto Annuncio e acconsente per tutta la vita al Mistero, meditandolo senza ragionarlo. Un'umiltà della ragione che infine anche il Tommaso di Caravaggio impara, rinunciando all'indipendenza e lasciandosi condurre la mano, perché la Verità viene a prendere chi ha almeno il cuore disposto ad accoglierla. Mi dico allora: "Fai attenzione, piccolo-uomo: il tuo ragionamento esistenziale può essere pesante o leggero, la tua testa può essere un palloncino che vola in alto nel cielo o un'infelice palla al piede". Perché già mi è capitato più volte di fare il San Tommaso.

***

martedì 30 settembre 2008

Non mi sento molto responsabile!

Riporto la mia risposta ad un carissimo amico lontano, in seguito al preavviso di invito al nostro Matrimonio. Mi ha fatto riflettere questa storia circa la responsabilità sui talenti ricevuti.

Spesso dico che mi sento fortunato. Le regole dell'universo fisico mi direbbero che si tratta solo di diverse condizioni iniziali. Il mondo che mi racconta Gesù, invece, è l'Amore di Dio Padre. Tutto ciò che ho è a mia disposizione per tutta la vita, ma non è del tutto mio. Quello che avrò per sempre, mio veramente, è invece frutto della mia libertà e l'unità di misura della strada che avrò percorso sarò io stesso.

Caro piccolo-uomo, ammettere di essere fortunato non basta per essere a posto. Se credi veramente al mondo raccontato da Gesù, perché ora ami quello che hai? Non basta il riconoscimento, il ringraziamento, per poi adagiarsi a godere le gioie che hai in questa vita....
E troppo spesso parli in un modo e ti comporti in un altro.
Forza: cammina, cammina!


***

P.G.:

Sono contentissimo per voi e come desidererei essere presente, non lo dico solo per il pranzo e la compagnia, ma proprio per dimostrarvi quanto sono entusiasta di voi e desidero partecipare al "lancio" perché arriviate il più in alto possibile.

piccolo-uomo:
Speriamo di non precipitare dopo aver raggiunto la quota massima!

P.G.:
Siete una coppia con molti talenti e come dice Gesù, a chi molto è stato dato molto verrà richiesto.

piccolo-uomo:
Questo è vagamente minaccioso...

P.G.:
Sono certo che con la vostra umiltà e determinazione sarete un tassello importante nel regno, già lo siete.

piccolo-uomo:
Scherzi a parte, ti chiediamo di pregare perché sia veramente così, per non fare come quello che ha semplicemente sotterrato il suo talento. Se gli fosse veramente importato l'avrebbe almeno tenuto con se, così sarebbe stato più sicuro. Forse era una cosa scomoda, quel talento ricevuto ma non richiesto. Seppellirlo significa disfarsene, allontanarlo da sè, farlo morire... Dire di essere impaurito è una scusa per incolpare il proprio creditore: "mi hai fatto paura, è colpa tua". In fondo il padrone s'è comportato duramente, come il servo aveva detto, proprio a causa della scelta fatta. In realtà egli si è disinteressato del talento ed ha inseguito altro. Ma al ritorno del creditore non è rimasto nient'altro che il talento iniziale: il debitore ha inseguito cose vane anziché guadagnarsi con il talento e il proprio lavoro una ricompensa, quella sì, giustamente e per sempre tutta sua. E' il servo che quando il padrone alla sua partenza lo ha lasciato libero, si è scelto la condanna.
Sento che questo è uno dei maggiori pericoli per noi che viviamo qui nel benessere: ci interessa ciò che possiamo scegliere noi, quindi totalmente nostro, non valorizziamo quello che ci è capitato e non lo accogliamo come un dono prezioso da utilizzare per guadagnarci veramente la nostra ricompensa. Si tratta del rifiuto di Dio per autosufficienza, svogliatezza e indifferenza. Ma è un grande sbaglio, perché Lui è l'unico che nella vita può fare la differenza. E' un errore di superbia: l'uomo moderno vuole ancora cogliere il frutto da sé, come fece il suo antenato...
Scusa la divagazione ma le tue parole circa i talenti di cui rispondere mi hanno colpito e fatto un po' riflettere!

P.G.:
Spero di esserci, mai mettere limiti alla provvidenza.

piccolo-uomo:
Speriamo!

P.G.:
Intanto un forte abbraccio a tutti e due ovviamente cominciando con la parte migliore... (immagina chi?..)

piccolo-uomo:
Ehi, Giò, non t'allargare...
(Scherzo!)

***

lunedì 15 settembre 2008

Preghiera davanti al Crocefisso (1)

Signor, mi T'ho brusà dento la fiama
de la me vita che no sa timori;
la voze Toa divina me diseva:
"Fiama che brusa porterà dolori!"

Ades son qua, Signor, co le man nude

e me dilato ancora 'n fiama ardente:
e ancor Te bruserà 'n te la me vita
fin che 'l Tò amor me porterà 'n te 'l niente.


***
Signore, io T'ho bruciato nella fiamma
della mia vita senza timori;
la voce tua divina mi diceva
"Fiamma che brucia porterà dolori!"

Ora son qua, Signore, con le mani nude
e mi dilato ancora in fiamma ardente:
e ancora ti brucerò nella mia vita
finché il Tuo amore mi porterà nel niente.

(Poesia dialettale trentina di Fabrizio Da Trieste)





Nel Duomo di Trento è tornato, dopo il restauro, il Crocefisso del Concilio.
Durante questa settimana sono previste numerosi momenti di preghiera.
Impressionante il senso di sofferenza che quest'opera riesce a trasmettere.
Non mancherò di visitarlo e di pregarlo, in modo particolare per tutti quelli che soffrono.

***

martedì 26 agosto 2008

Appunti vacanzieri sparsi

Tornato dalle vacanze, raccolgo qui quattro scampoli di riflessione, portati a casa per Piccolo - Uomo.

N. 1
Anche durante i tempi dello svago, capita che Egli irrompa nella tue giornate proprio quando stai vagamente dimenticandoti di Lui, per esempio in questa simpatica maniera.

Succede, però, che ti offra anche modo di riparare alla tua smemoratezza, facendoti trovare una bella (si può dire?) Via Crucis all'aria aperta, percorsa accompagnati per un po' da una simpatica creatura che, ignara o forse no, ad ogni stazione strofinavasi immancabilmente alle steli religiose (disturbando invero un poco la concentrazione).


N. 2
A volte, invece, ti risvegli dal torpore e ti accorgi che la natura è costellata sì da grandi meraviglie, ma piena anche di piccole dolci bellezze, sussurri della Sua voce che ti accompagnano discretamente lungo l'arco della tua esistenza. Come questa timida cascatella...

(Forse mi sono svegliato dal suddetto torpore, dopo essermi immerso nella pozza ai piedi della cascatella, anche per la temperatura polare dell'acqua)

N. 3
La vita è un dono meraviglioso, e la libertà rende il suo valore un infinito di ordine superiore.


N. 4
(XX Domenica T.O. / A - Mt 15,21-28)
A volte i Suoi modi mi lasciano lì per lì perplesso. Poi invece... Quella donna, convertita, non chiede per tentativo, ma perché sa. Come al solito i discepoli (noi?) non capiscono niente: secondo loro quella donna dovrebbe ottenere quello che vuole per il loro fastidio, e tentano Gesù. Egli la provoca per il suo passato di rifiuto verso il Padre, ma lei Gli dimostra di avvicinarsi con il cuore, riconoscendo il suo peccato, che però non la lega più, non le ha impedito di vedere la Verità e chiedere inevitabilmente ciò che ha visto: Amore. Esattamente come fece l'emorroissa (Mc 5,21-34). A questo siamo chiamati, ogni giorno: la conversione del cuore.

Con questi pensieri mi sono fermato dopo la messa, assieme alla mia dolcissima Lei, nella chiesa del paese. Avevo intenzione di fotografare il crocefisso lì presente, uno di quei pochi che mostrano Gesù morente, ancora senza ferita al costato.

Mentre scatto si avvicina un uomo e mi chiede se desidero avere delle altre fotografie del crocifisso. Annuisco un po' imbarazzato e lo seguo in sacrestia. Con ansiosa trepidazione il sacrestano fatica a trovare ciò che ha in mente di donarmi, ma alla fine riesce. Io faccio per dargli i 2 euro che ho nel portamonete, come offerta per il disturbo, ma lui non li vuole, mi indica di metterli nella cassetta della chiesa, perché lo ha fatto volentieri "per chi si avvicina con il cuore a Gesù".

Si tratta di un piccolo gesto di affetto nei miei confronti che non mi aspettavo e mi ha reso contento. Lo voglio prendere come un incoraggiamento ad avere anch'io davvero il cuore puro e pieno di speranza, come la donna pagana convertita.

***

mercoledì 23 luglio 2008

Scetticismo e superbia

L'uomo sa di essere molto potente.
Riconosce di essere privilegiato e avvantaggiato
rispetto a tutto ciò che vede dinnanzi a sè.
Vuole sfruttare questa posizione: ha sete della conoscenza,
di quella pura come di quella rielaborata in scienza.
L'uomo che scopre cose nuove ne è appagato
e si sente più grande. Vuole ancora sapere.

Va bene: ma se è solo questo che abita il suo cuore
e comanda i suoi pensieri e le sue azioni, allora è perduto.

Egli comincia a produrre verità su verità
tagliando tutto ciò che non può conoscere o capire,
ma che potrebbe solamente accettare.
Diventa giudice razionale, diffidente e spietato.
Prima o poi incontrerà Dio nella sua superba corsa.
La sua sentenza potrà essere diretta o implicita,
ma la condanna sarà comunque la stessa:
un'utile e comoda inesistenza.

***

Dedico questo monito a tutti coloro che si stanno allontanando da Dio. Non esaudite le vostre domande con un taglio definitivo, seducente solo perché l'abbandono potrebbe darvi un triste e comodo sollievo. Continuate a chiedere e a cercare. E poi l'innocente stupore delle cose.

In particolare ai naufraghi della ricerca che si ritengono razionalisti propongo la lettura di queste pagine e una frase di Alexis Carrel, ateo convertito:

"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore;
molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità."

Non era forse semplice voglia di osservazione, curiosità, quella che spingeva André Frossard ad aprire quel cancello alle ore 17.10, nel giorno 8 luglio 1935? E, dopo, non fu umile stupore il suo?

***

martedì 15 luglio 2008

Dove sono finito?

Ho pescato nella rete questa frase ed ho pensato che ben si adattava a Piccolo - Uomo.

"Sono fuori di me, e sto in pensiero perchè non mi vedo rientrare."

(Luigi Tenco)

Tristissima ironia.
Brutta storia, quella dell'autore, che però non conosco bene.
Sembra che Tenco si riferisse alla droga.

Ma esser fuori di sè può anche voler dire trovarsi in altro luogo e, guardandosi dall'esterno, sentirsi improvvisamente persi. La tua anima sgomenta che sa di non essere nel posto giusto, il tuo corpo fiacco che non trova più la guida. Rendersi conto della lontananza di dove sei rispetto a dove pensavi di andare.

Dove caspita ho messo la bussola?

***
(Questa è una pillola: testo breve ma per me importante)

lunedì 7 luglio 2008

Pendo langu (2)

Finalmente, Jean Marie mi ha aiutato a tradurre dallo swahili, sua seconda lingua, questo bellissimo canto. Ma prima conviene riportare le fonti.


Dio è Amore (1Gv 4, 7-21)

«Carissimi, Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.

Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l’amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.»


Pendo langu - Amore mio

Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, sei il Vero Dio.

Amore mio, ti credo... Amore mio...

Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, il Vero Cibo.

Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, la Vera Vite.

Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, dell'Amore Vero.

Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, sei venuto a noi, veramente.

***

Così semplice, e vero.
Adesso non oso aggiungere altro.
Ci penso: prossimamente...

***

martedì 1 luglio 2008

Perché sono un piccolo-ingegnere-ambientale (2)




L'amico albero

Il giorno in cui son nata il mio papà
sembrava pazzo di felicità
con tutto l'entusiasmo di un bambino
piantò un bell'albero nel suo giardino.
Passaron gli anni e all'improvviso un dì
l'amico albero parlò così:

"Sono l'aria che respiri,
sono nave in mezzo ai mari.
Sono trave del tuo tetto
sono legno del tuo letto.

Sono bosco che protegge
da una grande nevicata
la valanga è mia nemica
tante volte l'ho fermata."

Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.

"Sono carta del tuo libro
sono fiamma del camino.
Il mio legno dà la voce
alle corde del violino.

Sono frutta nel tuo piatto
nella chiesa sono fiore.
Son radice nella terra
che non deve più franare."

Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.

"Sono arpa per le dita
della pioggia delicata
sono magico strumento
del concerto che fa il vento.

Son maestro per il coro
di cicale e raganelle.
E sto zitto ad ascoltare
le parole delle stelle."

Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.

(M. Maretti Soldi, N. Aprile)

***

Eravamo alle scuole elementari in quegli anni. La classe della mia futura dolcissima Lei allestì uno spettacolo in cui venne inserito anche questo brano; se non ricordo male negli anni successivi, alla tradizionale festa degli alberi presso il lago di Santa Colomba, si prese l'abitudine di cantarlo. Come "Il sole e il girasole" anche questa canzone partecipò nel 1985 alla 28° edizione dello Zecchino d'Oro, cantata da Marina Ceruso, Giorgia Ferro e Barbara Riccarelli. Non intendo star qui ad analizzare, interpretare e commentare, perché rovinerei la bellezza di queste canzoni: il contenuto di entrambe è denso, importante e universale, ma allo stesso tempo il discorso è così disarmente nella sua semplicità che arriva direttamente all'anima di chi ascolta, come si conviene con orecchi di bambini. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11, 25). Trovo questi testi palesemente e stupendamente francescani. Perché, piccolo-uomo, ti abbandoni spesso ad un lugubre elucubrare? A volte ciò che è vero è così facile da cogliere, così semplicemente vivo davanti ai tuoi occhi...
Sia il carattere che la forma mentale di me bambino erano in sintonia con questi due bellissimi testi. Questa cosa non la voglio perdere.

***

Perché sono un piccolo-ingegnere-ambientale (1)

Il sole e il girasole

Dall'alto del suo stelo un girasole
guardando ogni mattina il cielo blu
con gioia salutava sempre il sole
e il sole rispondeva da lassù.

Un giorno disse il sole: "Come mai
mi segui sempre? Dimmi un po' perché..."
Rispose il girasole: "non lo sai
cosa sarebbe il mondo senza te?"

O grande sole, senza il tuo calore
non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano.
Non ci sarebbe più la primavera,
non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
e notte fonda e il gelo dappertutto...

Ma quando il cielo è grigio il girasole
non può vedere il sole, e cosa fa?
Il grigio di quel cielo è nel suo cuore
piange rugiada e pace non si dà.

E dice al vento: "senti, spazza via
le nuvole ed il sole tornerà
e al sole poi questa canzone mia
ti prego canta, e lui sorriderà!"

O grande sole, senza il tuo calore
non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano.
Non ci sarebbe più la primavera,
non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
e notte fonda e il gelo dappertutto...

(C. E. Trapani, S. Giacobbe)

***

Se piccolo-uomo dovesse definire la colonna sonora della sua infanzia, "Il sole e il girasole" ne farebbe sicuramente parte. Questa canzone partecipò nel 1985 alla 28° edizione dello Zecchino d'Oro, cantata da Giada Mancini.

***

venerdì 13 giugno 2008

La sofferenza è un fiore

Quando cammini per la strada
e il passo si fa doloroso
e i piedi gonfi e le gambe ti cedono
devi pure accettare di soffrire
se vuoi arrivare.


Vivi il tuo dolore,
cercane la ragione,
e se troppo sentirai male
per cercare
non credere alla sua grande illusione,
perché la sofferenza è un fiore.

Più profonde e contorte
sono le sue radici,
e penetrano nelle tue viscere,
più belli e iridescenti
sono i petali e le loro appendici;
eppiù t'illude l'idea
che essa sia fine a sé stessa,
ma non è vero:
questo è il mistero:
...


***

Non sono certo una persona adatta a parlare di queste cose. Sono molto fortunato, io. Tuttavia una volta mi è capitato di dedicare questi piccoli-versi consolatori ad un mio carissimo amico, E., che era profondamente addolorato per una giovane perdita. Un'altra volta li ho fatti leggere a N., conosciuta nella mia unica e breve esperienza di chat, perché stava passando un triste momento. In entrambi i casi si trattava di una sofferenza dell'anima, che non si vede ma che striscia subdola dall'inizio della giornata fin a quando, sfiniti, si ritorna al proprio letto, a sospendere finalmente la vita cosciente.

Questa volta li trascrivo qui, dedicandoli a tutti quelli che sono stati o che stanno male, ma soprattutto a due persone.

A., ci conosciamo da una vita, ci vogliamo bene e ce lo vorremmo per sempre. Forza che ce la fai!

G., ci siamo appena incrociati virtualmente, ma ti voglio augurare tanta serenità, quella che meriti.

E tu, piccolo-uomo: dovresti davvero imparare l'immenso valore di quello che hai, ad onorare i doni che hai ricevuti e mettere a frutto le possibilità che ti sono state concesse.

***

mercoledì 28 maggio 2008

Canta che ti passa

Tutti quelli con cui parlo di questa cosa mi dicono che non è mia la colpa, ma della tendenza generale in Italia e dell'andazzo preso dalla nostra comunità. Apprezzo il tentativo, però sia chiaro che non mi possono convincere così facilmente. Io lo so che gran parte della responsabilità, per quanto pochi e svogliati siamo a cantare, è mia e del mio entusiasmo smarrito.

Uffa...

Invece che star qui a piangersi addosso, caro piccolo-uomo, devi accettare la tua condizione, misurare le tua attuali forze, rimboccarti le maniche e magari dire una piccola, umile preghierina al Capo di tutto ciò, ché non guasta...
Forza: ricominciamo (1)!
Non è per questo che hai concepito i passi di questo blog, piccolo-uomo?
Per ricominciare qualche volta può servire anche guardarsi indietro: è utile per capire come si è arrivati lì e cosa bisogna fare per ritornare in marcia. Tò: per continuare l'ironica serie delle lettere riesumate, la rilettura di questa ti serva come foglie secche da adagiare sulle braci infreddolite per ravvivare il focolare. Animo, animatore!

***
11 maggio 2002
Carissime [...],

La Confermazione è un passo fondamentale nella vita delle persone per le quali la fede cristiana non è un gioco di tradizioni. Colgo allora questa occasione per dirvi alcune cose che mi stanno a cuore.
Innanzitutto voglio ripetervi che sono particolarmente affezionato a voi, “gruppo del 1988”: assieme abbiamo fatto le prime esperienze di coro, voi come coriste, io come responsabile. Quindi, vivendo insieme alcune esperienze, ci siamo conosciuti, nei pregi e nei difetti. Sappiate perciò che nella mia vita, in una parte di me, sono scritti indelebili i vostri nomi, così come succede a ognuno di noi per i compagni di scuola e le altre persone che ci vivono attorno e con cui abbiamo vere relazioni umane. Ogni persona con cui viviamo è importante, inestimabile. E voi lo siete per me.
Ma cosa c’entra il coro con la Cresima?
Vi racconto cos’è stato per me questo sacramento. Oggi posso dire che per me è stato l’inizio di una bella storia, che fino adesso mi ha dato molti problemi e molte soddisfazioni: la Cresima ha segnato l’inizio della mia vita cristiana da protagonista. Fino ad allora, come penso lo è stato per voi, avevo vissuto tutto ciò che riguarda la religione, la storia di Gesù, la fede in lui, dal punto di vista del bambino: ti fanno sedere sul divano, ti raccontano delle cose meravigliose, come nelle fiabe, e tu ci credi perché ti fidi delle persone che te l’hanno raccontate, e basta, finisce lì; questo è importante per poter da grande continuare a credere. Poi arriva un giorno in cui smettono di raccontarti storie e ti dicono “Va bene: ora tutto quello che ti abbiamo raccontato - e lo abbiamo fatto perché per noi era giusto -, sei libero di crederlo o di gettarlo via tutto. Sta a te decidere!”. La libertà di pensiero e di fede è un dono grande almeno quanto la vita stessa, per me. Quel giorno è come se, dopo aver studiato tutte le regole di navigazione, ti mettessero al timone di una nave, la nave della tua vita, e ti dicessero “parti”. Non rimarrebbe che provare ad andare, seguendo le regole imperate, oppure in altri modi.
E allora vi dico questo. Pensate sempre con la vostra testa, sentite con il vostro cuore, non accontentatevi delle risposte che vi daranno finché non sarete veramente soddisfatte. Perché siete solo voi responsabili della vostra vita: è un dono troppo prezioso per non renderla piena sfrattandone la cosa più bella, la libertà di deciderla. Sulla vostra strada incontrerete tante gente che non la pensa come voi sulla vita, a cominciare anche dalle persone a voi più vicine! Ricordatevi che comunque solo voi siete “il capitano della nave”. A volte vi troverete anche da sole davanti alla vostra libertà, quando ciò che deciderete giusto per la vostra vita sarà contro molti, “controcorrente”. Parliamoci chiaro: proprio oggi, in questo giorno, se state scegliendo voi, quella che avete deciso di fare,cioè essere cristiani “confermandovi”, è una di queste scelte controcorrente. Essere cristiani e dirlo al mondo, oggi come sempre, è difficile, rende la vita complicata e intrecciata di gioie e sofferenze.
Quello che vi posso dire è che nella mia vita questa scelta si è rivelata importantissima. Me l’ha cambiata, e me la cambia tutti i giorni. Credere nella storia di Gesù mi ha dato finora tantissimo. Spero oggi abbiate deciso di “ credere ancora” anche voi e vi auguro di ricevere da questa scelta tanta soddisfazione.
Spero che anche voi vi lascerete infiammare l’anima da Cristo, come ha fatto con me.
Vi auguro comunque di cuore: buona vita!

Con affetto,

Andrea
***

(1) Qui mi sembra di sentire la mia Promessa quando ascolta queste mie lamentele, mi rassicura dolcemente con coccole e carezze, e mi sprona... Grazie!

***

lunedì 26 maggio 2008

Un giorno vennero a prendermi

Paura del diverso.

Per certi versi è giusta. Si tratta di un comportamento, tipico del mondo animale, che permette di preparsi alla difesa e conservazione di se stessi e degli individi più vulnerabili della propria famiglia e del proprio gruppo. Perché se l'altro, lo sconosciuto, ha cattive intenzioni siamo già pronti.
Ma noi siamo anche uomini. C'è la cultura, la convivenza sociale e soprattutto il libero arbitrio. Non sarà di moda discuterne, d'accordo, ma in realtà ci sbattiamo quotidianamente contro il muso, su quel cartello: "Per il Bene di qua, Per il Male di là". Spesso non ce ne accorgiamo neanche, con il naso per aria presi da noi stessi o guardando i nostri piedi per paura di inciampare, e finiamo per imboccare vie sbagliate senza saperlo.
La mia impressione (in ogni senso) è che stiamo esagerando: la paura di quelle persone ci sta portando a far loro del male. Gli eventi recenti lo testimoniano, ma anche certi discorsi che si sentono fare anche da amici e parenti. Io, almeno nei principi, ritengo sia meglio subire un torto che farlo. Poi magari spesso mi comporto diversamente, ma questa è un'altra questione. Comunque si può essere prudenti e giusti allo stesso tempo. Forse è più complicato e faticoso di allontanare il problema della convivenza.

Ci vuole l'ascolto di alcune voci fuori dal coro, per rimettere un po' le cose al loro posto. Ecco qua.

Rubano ma non fanno le guerre

«(...) è il caso del popolo Rom, quello che noi volgarmente chiamiamo Zingari prendendo a prestito il termine da Erodoto, che li chiamava Zinganoi. Diceva che era un popolo che veniva dal sud-est asiatico, dall'India, che parlavano una strana lingua, che poi si è scoperto essere il Sanscrito, e che facevano un mestiere (se mestiere lo si può considerare): quello del mago e dell'indovino. È quindi un popolo che gira il mondo da più di 2000 anni, afflitto o affetto - io non so come meglio dire, ma forse semplicemente affetto - da quella che gli psicologi chiamano “dromomania”, cioè la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. È un popolo, secondo me, che meriterebbe - per il fatto, appunto, che gira il mondo da più di 2000 anni senza armi - meriterebbe il premio per la pace in quanto popolo.
Purtroppo i nostri storici - e non soltanto i nostri - preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni, se non addirittura in stati, e si sa che i Rom - non possedendo territori - non possono considerarsi né una nazione né uno stato. Mi si dirà che gli zingari rubano; è vero, hanno rubato anche in casa mia. Si accontentano, però, dell'oro e delle palanche; l'argento non lo toccano perchè secondo loro porta male, lascia il nero - quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari. D'altra parte si difendono come possono; si sa bene che l'industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali. Buona parte dei Rom erano e sono ancora artigiani, lavoratori di metalli (in special modo del rame), addestratori di cavalli e giostrai - tutti mestieri che, purtroppo, sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire - non l'ho mai visto scritto da nessuna parte - che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto.»
(Da "princesa e i Rom", di Fabrizio De Andrè, in "Ed avevamo gli occhi troppo belli", grassetto mio.)

Persone amiche che ti fanno incontrare Dio

«Simona ha 27 anni, è una rom e siede ogni mattina a un angolo del mercato di Via Urbano II, a Roma, vicino a dove abito. Le prime volte ci sorridevamo, poi è nata l’amicizia fatta di condivisione e chiacchiere di donne. Fino all’anno scorso aveva con sè Armandina, 3 anni, l’ultima dei quattro figli. Gli altri li aveva lasciati in Romania con le nonne. Ora anche Armandina è con i fratelli. Simona mi telefona al mattino presto quando ci sono problemi seri. Mi ha chiamata ieri, era sotto la pioggia e voleva essere sicura che passassi all’angolo per raccontarmi: “I bambini hanno paura, sentono discutere noi grandi, vedono la gente del quartiere che viene ai cancelli del campo per protestare e si rendono conto che siamo in pericolo”. Racconta che in queste notti dormono tutti insieme, nelle roulotte meno isolate, per proteggersi a vicenda. Ascoltarla è diventata la mia messa mattutina, attraverso lei passa il dolore dell’umanità povera. In questi anni Simona non ha fatto altro che chiedere un lavoro. Ogni tanto le capita un’occupazione che non basta per sfamare quattro figli e pagare l’affitto anche di una sola stanza. Di persone come lei, mescolate a quelli che rubano, ce ne sono tante. È giusto dibattere della domanda di sicurezza che viene dal Paese, ma della domanda di giustizia che viene da questi popoli quando parleremo? - Daniela»
(Tratto dal blog di Luigi Accattoli, grassetto mio.)

E se fossi io il diverso?

«Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.»
(Bertold Brecht.)

***

lunedì 19 maggio 2008

Pendo langu (1)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu ni Mungu kweli.
(2 volte)

Pendo langu, nakupa pendo langu.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu chakula kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu mchungaji kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu mzabibu kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu waupendo kweli.
(2 volte)

Pendo langu mimi nakupa sababu.
ewe Bwana Yesu metujia kweli.
(2 volte)

(Traduzione)

***

martedì 13 maggio 2008

Questione di lievito

Quel gruppetto di persone sulla barca discuteva animatamente.
Il problema era grave, gravissimo: non avevano preso da mangiare!

Passavano molte giornate assieme: un bel gruppo di amici. Erano stati ad una gran festa, all'aperto, solo qualche ora prima: un sacco di gente. Poi venne loro voglia di fare un giro sul lago con la bagnarola che avevano a disposizione. In teoria dovevano essere abbastanza sazi, visto che alla festa c'era stato di che rimpinzarsi, in abbondanza, perché l'avevano portato loro!

J. era un simpatico tranquillone ma, sentendosi in dovere come capobanda di dire la sua, intervenne tentando di rassicurarli: "Ragazzi, non preoccupatevi di queste robe, non date troppo retta alla pancia, ché adesso conta poco". Eppure insistevano, asini testardi, parlavano solo di quello e qualcuno iniziava a litigare; J. si incazzò... "Oooh! Siete sordi e orbi come i paracarri?!? Ne avete quanto/come/quando volete, e rompete ancora con 'sta storia della roba da portarsi dietro per il viaggio? Stiamo qui a parlare ancora di queste stronzate o piuttosto di cose più importanti? Non avete ancora capito dove dobbiamo andare e cosa andiamo a fare?" e così via, prese a scuoterli come maracas, zucche vuote e qualche sassolino. Parevano infatti avere lievito più nella pancia per le feste passate insieme che nella testa per le stupende parole e i bei discorsi che gli regalava ogni tanto J.

(Mc 8, 14-21)

***

Quale lievito mi fa alzare ogni mattina?
Cosa spinge ogni mia azione?
Si tratta di avera abbastanza
per vivere bene e con serenità,
divertendosi ogni tanto,
o c'è dell'altro?
Voglio veramente la Felicità,
o mi accontento solamente della f minuscola?

J., per favore, scuoti anche me, quotidianamente.

***

giovedì 8 maggio 2008

En tus brazos

Dedico questo primo video-post di Piccolo - Uomo
alla mia presente, passata, futura
Compagna di vita...
...E di scuola di ballo!


(fonte originale)

A presto, Amore mio!

***

Nontiscordardime

L'unica nonna che ho conosciuto in vita ci ha lasciati ormai più di due anni fa. Abbiamo sempre considerato la nostra famiglia al completo solo se c'era anche lei, in ogni cosa fatta, in ogni esperienza vissuta. Sempre insieme, vacanze e feste, non c'era giorno senza almeno una visita: abitudine naturale, quella di passare dalla nonna, proprio come fare colazione la mattina o bere un caffè dopo pranzo...
Inevitabile sentirne la mancanza.

Ho ancora impressa come su una pellicola l'usuale recita che spesso precedeva la consueta uscita domenicale, il cui copione, con eventuali variazioni, era più o meno questo:

piccolo-uomo e/o sorella: "Dai, nonna, vieni anche tu..."
nonna Lina: "Lasüm-sta'!" - Lasciami stare! -
Lunga opera di convincimento forzato, con tecniche sleali del tipo ricatti affettivi e quant'altro. Poi, una volta mostrato qualche segno di cedimento...
piccolo-uomo e/o sorella: "Dai, nonna, sbrigati ché la mamma e il papà ci stanno aspettando..."
nonna Lina: "Speta-'n-minüt!" - Aspetta un minuto! -
Segue, ripetuta con magistrali pause teatrali, una litania del sistema duale "Lasüm-sta' + Speta-'n-minüt" con verdetto finale, solennemente in italiano.
nonna Lina:"Che stufa che sono!"

Ovviamente, verso la fine della gitarella familiare (in realtà ci metteva molto meno), si riconciliava ufficialmente con noi e con tutto il Creato sentenziando:
nonna Lina: "Dio, che bel che è sta'! Grazie...".

Che pigra mia nonna... E che testa dura! Se una cosa proprio non le andava, non c'era verso. A volte dico alla mia dolcissima Lei che le somiglia tanto, proprio tanto...
(Qui mi aspetto inevitabili epiteti di protesta da parte dell'interessata.)
Tuttavia era mia nonna per prima che si immedesimava in Lei, per via di vicissitudini familiari, e alle sue visite Le raccomandava anche di volermi bene (ma non ce n'era davvero bisogno).

Gli ultimi sei mesi ha vissuto, mia nonna, con una gran fatica di vivere.
Non riusciva più a camminare da sola. Scherzavo: "La nonnetta...", e lei "...La va in bicicletta!". La domenica prima di morire, in ospedale, era particolarmente ben disposta, così l'ho convinta e aiutata a pettinarsi per bene, a rimettersi gli occhiali come se fosse a casa e ad aspettare sulla poltrona mia madre, così ben sistemata. Vistasi a quel modo mi ha detto, ed è stata l'ultima volta, "Ti voglio bene", con la solita lacrimuccia all'angolo degli occhi. Per mia madre credo sia stato un gran bel regalo trovarla così. Mi rammarico ancora tantissimo di non aver potuto combinare, quel pomeriggio, anche una visita con la mia dolcissima Lei. Ogni giorno di quegli ultimi mesi era un peso per lei, eppure pregava, come ha sempre fatto, e pregava tanto, soprattutto la Madonna, d'ogni razza e santuario.
Vedi, nonna, che hai ancora molto da insegnarmi?

Devo ancora imparare l'umiltà della preghiera costante, delle richeste e delle lodi ripetute, quotidiane. La ripetizione delle parole, seppur altrui, aiuta a farle vere e proprie, ma io fatico ad apprezzarla: quando raramente prego volo col mio pensiero in ampie volute, ogni volta diverse e sempre più in alto, ma anche sempre più lontano dalla mia vita e dalla terra che la nutre. Così a me piace, ma a Lui? Non preferirebbe forse umili visite quotidiane piuttosto di rare apparizioni presuntuose o pretenziose con discorsi altisonanti? Tante volte, soprattutto da ragazzino, abbiamo recitato tutti insieme il Rosario, soprattutto durante i viaggi in macchina, ma forse di rado ho colto da esso il meglio - il profumo delle sue rose! - concedendo più spesso tutto il mio sentire alla fatica del ripetere - le spine! - e perciò lasciando che la mia mente abbandonasse alla bocca tutto il lavoro per volare verso altre più appaganti destinazioni. Proprio questa sera si ferma nel nostro piazzale la recita itinerante del Rosario parrocchiale. Bisogna impegnarsi, piccolo-uomo: questo fallo bene, da cima a fondo!

Vado raramente al cimitero, molto meno di quanto mi sarei aspettato.
Questo è sbagliato.
A mia nonna piacevano i fiorellini di campo, e tra i suoi preferiti c'erano i nontiscordardime.
Adesso che è morta questo fatto è un messaggio per me.
Aiutami, nonna, a pregare come facevi tu.
Mi impegnerò con la preghiera a visitarLo quotidianamente, come facevo con te,
anzi sarà come farlo nuovamente, perché così ti ricorderò.



Voglio metterti in bocca, cara nonna, queste parole:
Non dimenticarti delle persone che ti vogliono bene oggi,
che ti hanno amato ieri e che lo faranno domani.
Ricordati anche di quelli che tu ami.
Non dimenticarti di nessuno,
neanche di te stesso.
E di Dio: non dimenticarti...
Mi servano come promemoria del giusto e del bene che io sono chiamato a fare.

***

giovedì 24 aprile 2008

Allenamento

Cara UPI,

Mi sono iscritto anch'io, da poco. E' la gara della mia vita.

Mi puoi riconoscere da questo pettorale, categoria blog: tieni presente - lo dico anche a me stesso - che in realtà quel numero non sono io, ma un mio segnaposto, una scelta che ho fatto perché alcuni giudici possano magari registrare il mio percorso, a scanso di imbrogli o contestazioni, e anche per farmi riconoscere eventualmente da qualche spettatore e amico. Il pettorale dice solo quello che io voglio e non quello che io sono.
Dunque, ragionando della gara, sembra proprio che nel tuo post tu abbia parlato anche di me! Fa parte della natura umana il senso esistenziale del proprio cammino. Una spinta a richiedere un numero di gara me l'ha data anche la volontà di rafforzare in me proprio quel senso, perché un po' affievolito dalla strada già percorsa, ma anche dopo aver visto tanti passanti che non riescono, a mio avviso, a dare un senso pieno al percorso perché, arrabbiati o delusi degli incontri avuti viaggiando, non pensano più a fondo a quello che li aspetta, cioè alla meta finale, il posto dove saranno quando si fermeranno definifivamente. Sono molto triste per quelle persone. Questo pettorale è anche un po' per loro, se mai gli capiterà di notarmi durante la gara, che voglio disputare al mio meglio, puntando orgogliosamente alla vittoria. Sarà un pazzo sogno? Stando alla mia attuale forma, devo dire che sono proprio fuori allenamento... Una lumaca!
Tu li hai chiamati gradini, io Passi di un cammino che vuole Felicità e Salvezza. Ora, forse, mi riterrai un po' presuntuoso nella mia dichiarata lumaconica speranza di vincere. Tuttavia trovo forza e conferma del mio ottimismo anche da queste parole, che rimangono scolpite come su roccia nel mio animo, ricevute vive e subito assorbite, in una notte vissuta in modo universale:
«In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli. Con voi ci sono le vostre famiglie, ci sono le vostre comunità, ci sono i vostri sacerdoti ed educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si stancano di amare Cristo e di credere in Lui. Nella lotta contro il peccato non siete soli: tanti come voi lottano e con la grazia del Signore vincono!»
(Giovanni Paolo II)
Ho accettato di buon grado il tuo gentilissimo invito. Perché voglio allenarmi con persone in gamba come te, che hai un pettorale da alta classifica, e anche altre, osservando i vostri esercizi ginnici, le evoluzioni, lo stile dell'andatura...
Allora, che ne dici: saremo buoni compagni di viaggio?

Andrea

PS n. 1: A proposito della gara, volevo ringraziare ClaudioLXXXI per avermi mostrato come richiedere un pettorale possa essere una buona idea.
PS n. 2: Allenamento è anche il titolo di un libretto educativo di don Marco Cinquetti, se non sbaglio edito dall'Istituto Salesiano Astori nel 1963, regalatomi credo in occasione della mia Confermazione da suor Riccarda, mia maestra della scuola materna tanto severa quanto buona. Il linguaggio è forse oggi un po' antiquato, tuttavia le riflessioni e i consigli di vita sono importanti e attuali. Insomma un libretto tosto, letto a suo tempo ma ahimé non del tutto messo in pratica, che consiglio a genitori ed educatori cristiani.

***

mercoledì 16 aprile 2008

Sudare Dio

A volte sono ateo.
Giro per la stanza
grigio e stanco,
così tristemente vivo.
E non mi importa
e non scelgo
ma piango.

A volte credo Dio.
Volo di pazzia,
di bellezza,
di fuoco che arde
Amore
con lo stomaco tutto
felicemente spappolato.

A volte parlo sopra dio,
ma ci sono solamente io,
ipocrita!
Lì sono ateo
inconsapevolmente.

Dio mio sto male!
Quando morirò
finirò
finalmente
di crederTi
solamente.

***

domenica 6 aprile 2008

Dieci anni fa

***
Natale 1998

[...]

Sono considerazioni già fatte, ma mi è sembrato quasi strano poter utilizzare molto tempo per restar solo con me stesso e con Dio: con una vita molto attiva non è pensabile - o forse non lo si vuole abbastanza - trovare dei momenti di silenzio e di quiete. C'è sempre il rumore del traffico, della gente che mormora, della televisione, in una parola sola, della frenesia del mondo d'oggi -il tempo è denaro -.

Ma dove corre l'uomo?
È un male diffuso, lo si è già detto, ed è ancor più triste pensare che non ci si accorge di questo, talmente è grande l'affanno. Ma non si corre il rischio di lacerare il tempo a nostra disposizione e rompere così la continuità del progresso personale, inteso come cammino della propria anima? Non si rischia di inciampare a forza di correre al limite? Siamo così costretti a saltare per non cadere... Bruciamo le tappe, pensando che sia tempo recuperato, e invece mancherà per sempre QUEL momento nella nostra vita, e mancherà ciò che era legato a quell'attimo pure nella nostra persona, perché siamo fatti anche del nostro passato, e se lo abbiamo percorso a "buchi", i vuoti nella nostro animo faranno male. Le necessarie cicatrici che li chiuderanno saranno simbolo della nostra povertà spirituale: "cosa ti manca?" "non lo so, ma mi fa male".
Mi sono trovato spesso, a causa del "tempo che manca", a sovrapporre nella mia zucca molti pensieri, come si dice in gergo informatico in background, non riuscendo magari a concludere niente. Per esempio ogni tanto durante le lezioni penso a quello che dovrei fare, ad organizzare la giornata, ai problemi a casa, a come incastrare gli impegni per diminuire "le perdite di tempo"... Risultato: non seguo la lezione distratto dai miei pensieri, quindi non capisco l'argomento, con il conseguente bisogno di occupare del tempo in più nello studio; non concludo niente dei miei progetti, distratto dalla lezione, e mi rimane l'ansia di organizzare le cose. Alla fine non ho sfruttato né l'una né l'altra attività, e questo dimostra che la teoria del "risparmiar tempo" si contraddice da sè. Quel pezzetto della mia vita se ne andato senza senso. Niente paura: finché si tratta di piccole parti, nessun danno, ma quando questo processo diventa abitudine, la vita si riempie di un vuoto, di cui non si ha immediata percezione, e se un giorno nascesse dalla coscienza la domanda "Chi sono io?", essa non avrebbe una risposta, ma incontrerebbe l'eco di se stessa prodotto e amplificato da quel vuoto. Certo per giungere ad una formazione personale, è necessaria la rinuncia a parte del tempo da vivere per se stessi, che però non è una privazione, ma un consumo utile, così come uno scultore deve consumare parte del blocco di marmo che ha a disposizione per dare una forma alla sua idea, per non lasciarla un "potenziale" ma renderla concreta rappresentazione ed espressione di se stesso. Meditazione e azione, sviluppo di Idee e realizzazione di esse: questa dovrebbe essere la vita umana, perché un idea senza realtà è una menzogna, una atto senza meditazione è una bestialità.
Anche Dio, che ci ama infinitamente, da ideale si è fatto reale in Cristo, che è il paradigma del Suo Amore. Per tutti questi motivi voglio esplorare, sanare e riempire tutti gli aspetti del mio animo, attraverso la scoperta e la meditazione su Dio: Padre, Figlio e Spirito. Non vorrei mai dire alla fine della mia vita: "mi manca qualcosa di importante". Almeno delle cose fondamentali vorrei raggiungere una consapevolezza e una completezza, e di certo questo richiede tempo. È ovvio che la verità cercata e da me trovata potrebbe essere relativa, posticcia, effimera o totalmente falsa, ma nella mia coscienza, nel mio cuore e davanti a Dio, voglio poter dire "Ho cercato, e questo è il meglio che ho trovato". Per questo non cerco da solo, per ridurre il rischio di errore, per perfezionare i modi della mia ricerca: dagli incontri che ho frequentato ho tentato, e non sempre con successo o convinzione, di ricavare la parte migliore, sfruttando i molteplici e preziosi punti di vista della altre persone, ed è un grande aiuto. Spesso trovo difficoltà nel realizzare questa intenzione: lo studio, la famiglia, richiedono giustamente il loro spazio, e occupandomi di loro spendo spesso tutte le energie, e la voglia di fare qualcos'altro alla fine della giornata perde di consistenza.

Nel percorso della vita, nella scoperta del suo senso, nella ricerca della
verità, sento il bisogno di una mano da stringere, di una Amica con cui camminare e guardare nella stessa direzione, un'anima da amare e con cui amare, per rendere perfetto l'Amore di Dio, Amore che è creazione speciale, Amore che rende il Creatore un Padre. Voglio realizzare questo in una vita nuova, cosi' come Dio lo ha realizzato nella nascita di Gesù. Anch'io vorrò essere padre.
Ma intanto il mondo gira con la sua fiaccante ansia e indifferenza cronica verso queste problematiche, e trascina con se anche chi sta scrivendo lettere, come me, e chi le leggerà, come te - spero -.

"Vado al Massimo " (V.Rossi)
"Quanta fretta ma dove corri… dove vai?" (E.Bennato)

Non di certo verso Betlemme.
Il titolo del ritiro era: "Andiamo verso Betlemme..."
Il messaggio, sintesi di tutto il lavoro fatto, era di camminare verso il Natale con essenzialità e umiltà, come fecero i pastori, che ricevettero la buona notizia e la accettarono con una semplicità che disorienta, proprio come stupisce il modo che Gesù ha scelto per venire tra gli uomini. Gli scribi e i farisei, gli "esperti teologi", furono completamente spiazzati, visto che non lo riconobbero, pur aspettandolo da tempo. Il rischio per noi è di allontanarsi da Lui: non è un Dio complicato, filosofico, ma un Re il cui trono è una mangiatoia, che nasce di notte, senza la luce del sole che chiarisce ogni cosa all'uomo, senza che la ragione possa illuminare gli occhi della mente umana e farle capire il senso della "Buona Notizia". Ma non si tratta solo di capire: possiamo usare tutto le risorse del nostro cervello, ma se non ci mettiamo un briciolo di cuore al massimo ne comprendiamo la Storia, ma non ne afferriamo l'Essenza. Non dobbiamo usare solo una parte del nostro essere per conoscere queste cose: ragione o sentimenti, cervello o cuore, spirito e corpo... non sono dualismi che si oppongono. Il Natale di Gesù è sì avvenuto di notte, ma la cometa illuminava la strada... buio e luce possono coesistere. Se la mente propone di scegliere tra speranza, certezza, dubbio e disperazione, la persona che crede deve scegliere la Fede con ogni parte del suo essere, tendervi con OGNI sua fibra, deve cioè fare un salto mortale e proiettarsi al disopra di questa scelta con tutta se stessa. Se l'anima è una bussola, la Fede è il suo ago.
Procedere come i pastori oggi vuol dire andare contro corrente. Meditare passo dopo passo la Sua venuta, senza fretta: questo il riassunto e il frutto delle riflessioni che mi hanno accompagnato durante il ritiro e che riprendo sorprendentemente ogni giorno, per qualche minuto magari, almeno fino ad oggi; mi è servito più di quanti mi sarei immaginato. Sono davvero contento.

Credo che questo lungo discorso sia all'inizio forse un po' troppo inquietante, ma preferisco di certo allarmarmi piuttosto che restare indifferente, pormi un problema in più piuttosto che sorvolarne un altro, tanto più che di solito faccio queste riflessioni e i loro echi si spengono e si perdono nell'arco della stessa giornata. È un mio atteggiamento che mi preoccupa molto, e che riscontro anche negli altri. Credo che il nostro benessere, ormai troppo scontato, diventi un bel paraocchi, un dolce cuscino da interporre tra noi e quello che ci succede. Non voglio addormentarmi. Voglio scoprire le cose Vere e Grandi della Vita e del Mondo. Posso dire di aver intravisto, intuito, sentito, il bagliore, lo spessore ed il calore di una cosa grandissima, la più grande di tutte quelle che ho mai incontrato: l'Amore.
E l'Amore è Cristo.
E Cristo è nei miei fratelli ed in me.
Voglio scoprire Cristo in me e nei prossimi.
La scelta di persone che, come te, hanno deciso di realizzare l'amore di Cristo amando tutti gli uomini senza distinzioni, è tra quelle praticabili la più vicina alla vita di Gesù, quella che segue più da vicino le Sue orme. Per queste missioni ci vogliono persone davvero speciali, capaci di essere "padri" di intere comunità.

Mamma mia! Mi sono leggermente sfogato, aperto, anzi DIVARICATO...

[...]

L'augurio che mi sento di porgerti adesso è di trovare sempre nuove
motivazioni, nuove emozioni da provare, di riscoprire ogni giorno la novità di questo nostro Dio, e non c'è niente di più nuovo, di più semplice e meraviglioso di un Bambino che nasce.
Un pensiero particolare ed un abbraccio sincero,

Andrea
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Questo è un brano estratto da una mia lettera natalizia ad un amico.
Caro piccolo-uomo, dimmi un po': cos'è cambiato in dieci anni?
«Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.» (Gv 6, 28-29)
Vedi, anche tu l'hai in parte detto: la fede non va solo pensata e sentita, va vissuta come un rapporto umano.
Credere è un opera. Fallo.


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