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Un semplice diario di viaggio, per crescere. Passi di un cammino che vuole felicità e salvezza.

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domenica 27 dicembre 2009

Scampoli di fine anno sulla Parola

Un giorno l'uomo partì per il viaggio a cui si preparava ormai da tempo. Il desiderio era di giungere alla vetta del Monte dove, raccontano gli antichi saggi, si trovassero meraviglie immortali, invisibili dalle pianure circostanti dove gli uomini vivevano e dalle quali ogni tanto provavano a scrutare la cima. Il bagaglio era pronto, sapeva di dover camminare a lungo e che le estreme difficoltà del percorso sconosciuto potevano costargli la vita. Salutò i suoi famigliari, anche coloro che insistevano affinché non partisse: "Ho una vita sola, devo andare".

[...]

***

Questo è l'inizio del racconto che volevo scrivere, per adempiere ad una promessa fatta a Nabladue.

La Bibbia è per me il diario di viaggio che l'uomo del racconto ha scritto durante la ricerca della vetta. Non importa esattamente la strada che ha fatto per raggiungerla, i sentieri sicuri che ha percorso o gli scivoloni che lo hanno portato quasi a precipitare. Dalla sua esperienza possiamo però capire molto.

Come dici tu, Nabladue, Dio non è in alcun libro, ma la Bibbia parla di Lui, ne coglie in spirito molte verità, fino ai Vangeli, la cima del monte.

Avrei voluto scrivere un testo organico, significativo dei miei pensieri e delle mie sensazioni. Purtroppo devo interrompere momentanemante, cioè per qualche mese, il mio diario di piccolo-uomo. Tuttavia per non farti attendere oltre, Nabladue, desideravo ardentemente scrivere almeno qualcosa su La Parola, ed ecco questo "posticcio" (sperando che la "o" non suoni come una "a"): scrivo alcuni spunti alquanto disordinati, forse ovvi, certamente in qualche passaggio criptici, ma per me importanti, sperando prima o poi di trovare il tempo per svilupparli.

La fede non procede dai testi scritti. Se fosse così sarebbe poco più di una ricetta di cucina. Alimentarsi: pur fondamentale per la vita, di per sé essa stessa già mistero, ottempera però ad un bisogno solo materiale. La fede parla di un cibo che è reale e metafisico.

La fede in Dio è la forza di gravità che fa oscillare come un pendolo l'animo umano attorno ad una direzione, la verità, che porta a Dio, il centro indicibile del mondo in cui viviamo.

La fede cristiana è più specificatamente il rapporto con una persona, Gesù.
I testi scritti sono solo parzialmente efficaci: stanno a metà del loro compito, che svolgono in maniera differita. I discorsi invece esistono contemporaneamente per chi le pronuncia e per chi le ascolta. Le parole dette sono relazione tra uomini, sono ponti fra le anime. Alle parole scritte invece basta uno tra autore e lettore, alla volta. Di Lui, della sua Persona, te ne parlano altre persone, magari desiderose del tuo bene. Tu leggi sui libri di Lui, certamente: ma poi cerchi il confronto con qualcuno che sia vivo. Davanti ad un altro uomo: è lì che Lo trovi.

Infatti Gesù non ha voluto teorizzare, lasciandoci un suo scritto, ma vivere, incarnare la Sua Verità. Di più di trent'anni vissuti, in soli tre ha parlato, camminato, passato il suo tempo con altre persone, suoi discepoli. Ma niente ha scritto per loro. Vale di più per l'essere umano, per la sua Salvezza, la catena ininterrotta di testimoni della fede, che la somma di tutte le biblioteche del mondo.

La Parola è realizzazione del Pensiero.
Collegamento tra idee e realtà.
Il pensiero da solo è sterile.
Attraverso la parola l'idea esce dall'uomo.
Il pensiero di Dio è fuori dal tempo.
Nel tempo si realizza tramite il Verbo.

Io credo in Lui: Egli stesso, la sua Storia personale, è prima di tutto La Parola di Dio, come insegna Giovanni. Egli è Parola Viva, nella sua Storia, perché La Vita parla al vivere, e la sua Storia è di Vita eterna.

Molti dicono che la Bibbia è una raccolta di favolette. In un certo senso hanno ragione. Mi viene in mente che Tolkien ha parlato positivamente delle fiabe, non mi ricordo dove: esse sono un modo dell'uomo per parlare delle cose che ha scoperto come assolute, in primis del Bene e del Male. La nostra vita è veramente fatta di lupi, cavalieri, anelli, briciole di pane, stregoni, baci del risveglio, mele avvelenate, parole incantate. In questo senso, ad esempio, anche se il famoso discorso del Capo Seattle, ecologista ante litteram, fosse un falso, sarebbe comunque vero come lo è una favola! Anche la Bibbia riesce a dire cose assolute di quello che l'uomo ha colto su Dio.

Non conosco approfonditamente tutta la Bibbia, né ritengo necessario precipitarmi a leggerla dettagliatamente per intero. Questo perché conosco il finale della storia, Gesù. Posso dire di volergli bene. Anzi a chi non conosce Cristo direi "Se conosci l'Amore sai chi è".

Biblia, biblioteca piena di tante teste diverse, con idee diverse. Non è un po' stupido considerarla una cronaca, un resoconto storico? Non ha mai preteso di esserlo.

Caro Nabladue, tralascio di scendere nell'analisi dei brani che hai portato circa le contraddizioni e cattiverie della Bibbia. Lo ammetto, principalmente per mancanza di competenze adeguate allo scopo, oltre che di tempo: sono convinto d'altronde che esse possono essere esegeticamente ricomposte, perché finora con tutte quelle che anch'io ho incontrato è successo così, qualcosa di buono sono sempre riuscito a salvare. Chiunque lo voglia veramente può trovare qualcosa che parli veramente di Dio, il senso buono da mangiare per l'anima, in ogni episodio della Bibbia che sia compiuto. Attenzione: non sto parlando di libera interpretazione! D'altra parte, essendo scritta da uomini con parole umane, è immediato trovare anche dalle imperfezioni ai veri e propri orrori. Ma la Chiesa non si vergogna dei contenuti biblici, non ha mai operato una reductio ad unum che avesso l'obiettivo di rimuovere gli imbarazzi per raggiungere la coerenza filologica: coesistono pacificamente tantissime cose, nella Bibbia, dalle due versioni della Genesi alle quattro versioni dei Vangeli. Addirittura la Chiesa è così convinta del suo valore universale per l'uomo che recentemente ha pensato anche di leggerla tutta in televisione, con l'aiuto anche di persone aderenti ad altre Confessioni religiose.

Da ultimo, ecco due altri spunti da meditare, che avevo raccolto per questo post:
http://www.cdbchieri.it/rassegna_stampa_2009/la_bibbia_bodrato.htm
http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=123997
http://www.loccidentale.it/articolo/erri.0082074

***

Eccomi ora al motivo della sospensione momentanea del blog.
Devo fare qualcosa che mi farà faticare.
Agitazione per il lavoro che mi aspetta,§
ansia per il rifiuto psicologico,
paura di pesanti sconfitte:
fantasmi dal passato si affacciano ai prossimi giorni.
Una scelta abbastanza sofferta, raggiunta dopo qualche mese di indecisione.
Riguarda anche cià che festeggia la Chiesa oggi: la Sacra Famiglia.
Ecco: ora la mia nuova vita familiare, appena iniziata,
è una serie di buoni scampoli, ma disordinati, come questo post.
Occorre mettere in ordine, cucire con del buon filo.
So che mi costerà davvero molta fatica questo concorso: ma studierò.
Promesso. Parola di piccolo-uomo.

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martedì 27 ottobre 2009

Fede ed omosessualità

Dice Swann:

Quanto alla questione "fede ed omosessualità", io sono cattolico ed omosessuale. ho ricevuto la fede in dono, non è un mio merito. Sono omosessuale come condizione della mia personalità. Non posso, non voglio e non debbo fare a meno del mio essere cattolico, sol perchè sono omosessuale. Mi assumo le mie responsabilità di credente innanzitutto davanti a Dio e alla mia coscienza. Un giorno saprò se ho scommesso bene o male, ma sono certo che Dio mi perdonerà con più larghezza se non ho smesso di amarlo, piuttosto che se lo rifiuterò per opportunismo.
Quando ho cominciato a ragionare sulla questione, ho letto qualche documento al riguardo, ho vistitato siti come questo, e alla fine ho raggiunto una conclusione molto simile alle parole citate. Vivere coscientemente la propria omosessualità e confermare la propria fede in Gesù Cristo, quindi l'appartenenza alla Sua Chiesa, perché percepiti come dono che vale questa vita "qua" e quella "là", credo sia la scelta giusta, anche se oggi risulta molto faticosa, difficile: porta ad essere bersagliati da più parti, porta sofferenze. E' di fatto una croce accolta pur di seguirlo.

Le parole di Swann sono verità. Ha la mia stima.

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Schizofrenia etica

Mi pare di cogliere un caratteristica ricorrente della cultura in cui vivo: ci comportiamo diversamente a seconda dell'ambito che ci vede coinvolti. Cambiano non solo i modi ma anche le regole. Abbiamo compartimenti etici talmente stagni che cambiando contesto diventiamo altre persone. Ci dimentichiamo della nostra totalità, ma prima o poi i nodi vengono al pettine. Forse il motivo è che diversificandoci ci percepiamo più liberi, autorizzati a fare in certi ambiti quello che negli altri abbiamo escluso. Bisogna ricordare che sulle nostre scelte galleggiano tante cose della nostra vita, le quali stanno in vasche separate tra loro ma in realtà comunicanti tramite vie nascoste sotto il pelo libero, e se riusciamo negli anni ad aggiungere acqua da una parte, è il livello globale del nostro mondo etico ad innalzarsi.

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mercoledì 14 ottobre 2009

Rivelazione

Per quale motivo si comincia a credere?

Non certo per solo ragionamento. Sicuramente la ragione aiuta a depurare la fede da scorie mentali e culturali, ad approfondirla, anche a difenderla, la qual cosa potrebbe essere paradossale per i seguaci del razionalismo. Basti ascoltare quanto dice il papa Benedetto XVI: spesso nei suoi discorsi è contenuto un alto livello di razionalità. Oppure si può leggere la Fides et Ratio (di cui però ammetto di aver letto pochissimo: ecco un impegno futuro per te, piccolo-uomo). Ma non esiste un cogito ergo credo, forse il contrario credo quia absurdum, al quale posso anche aderire previa precisazione: l'assurdo rivela un quadro di coerenza superiore, ovvero più che di assurdità si dovrebbe parlare di straordinarietà della fede cristiana. Ad esempio l'Incarnazione è ordinariamente assurda quanto la Resurrezione, ma alla luce della vita e delle parole di Gesù, sono avvenimenti necessari alla coerenza della Buona Novella, la Storia della Salvezza, direi altamente credibili e così necessari da essere stati anche profetizzati! Come avrebbe potuto Dio permettere agli uomini la libertà di sconfiggere la morte senza diventare Gesù, morire e risorgere?

Tornando alla domanda iniziale, penso che dal lato umano la fede si raggiunge anche fisicamente. Noto un qualcosa di estremamente materiale collegato alla fede. Non sto solo pensando ai miracoli, fenomeni che accadono fisicamente e che parlano contemporaneamente di una realtà straordinaria, sempre rapportati da Gesù al credere in Lui (non guarisce lo storpio per farlo camminare ma perché crede in lui, così anche con il lebbroso, ecc.), ma anche alle conversioni di cui ho già riflettuto più volte. Senza sicomoro Zaccheo non sarebbe stato salvato, pur volendo vedere Gesù, perché non avrebbe potuto accoglierlo mentre lo cercava con lo sguardo. Dio ci viene incontro e contemporanemente dissemina il mondo di cose vere che ci possono servire per avvicinarci a lui: tocca a noi salire sull'albero. Infine l'esempio dei discepoli di Emmaus: tanti discorsi e ragionamenti lungo il cammino, ascoltati direttamente dalla bocca Gesù, ma ciò non basta. Lo riconobbero nello spezzare il pane! Farina, acqua, sale... Il bisogno materiale dell'uomo che rivela li bisogno reale dell'uomo. Come accadde ai discepoli, la Verità puo attraversarci il cervello senza che noi riusciamo a collegarla con la realtà, anche se l'abbiamo fiscamente vicino; il pensiero può certamente far nascere in noi la volontà di cercarla, ma abbiamo bisogno degli occhi per trovarla nelle cose. La Verità abita il mondo. Pensala, piccolo-uomo, ma nello stesso tempo cercala intorno a te. Vuoi soddisfare il tuo bisogno vitale della Rivelazione di Dio: leggi e pensaci su, ma cerca anche il Pane.

Cena in Emmaus
Michelangelo Merisi da Caravaggio


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martedì 13 ottobre 2009

Vetus versus novus?

Da adolescente ero attratto più dai canti del coro giovanile che da quelli più tradizionali del coro degli adulti. Mi interessava molto la predica (con voto al celebrante e conseguente classifica dei preferiti). Sono poi liturgicamente cresciuto modificando il punto di vista: ho cominciato ad apprezzare la tensione verso superiori livelli di estetica musicale, che porta fino al perfezionismo formale. Ora sto lentamente imparando a partecipare alla celebrazione eucaristica pensando principalmente e più intensamente al Vangelo e al pane e vino che diventano Gesù Cristo.

Secondo me la riforma luturgica non ha sbagliato metodi e obiettivi; forse i primi sono stati a volte scambiati per fini, con la conseguenza che i secondi non sono stati spesso raggiunti. La soluzione al problema della partecipazione alle liturgie non è tanto nel trovare la forma giusta ma nel riempirla efficacemente del contenuto, ovvero di coscienza e volontà liturgiche del partecipante. Questo si fa per esempio preparando bene i ragazzi a catechesi e fornendo agli adulti gli strumenti per ripassare i significati delle forme dei riti, ma soprattutto coltivando la fede, predisponendo a ciò terreni fecondi: una fede convinta vuole ringraziare e cerca di capire i modi per farlo. Insomma: una Messa è bella quando è sincera.

Ringraziamenti: c'è chi preferisce spedire discorsi profondi scritti in lunghe lettere, chi invece andare dal benefattore e abbracciarlo. Ci sono anche vie intermedie. Conta questo: chi ha nel cuore la gratitudine trovi un modo per esprimerla tutta.

Davvero la liturgia eucaristica è il cuore della vita della Chiesa. Certo ha fatto bene il papa a ripristinare il vetus ordo a fianco del novus per tutte quelle persone alle quali pare di trovarsi meglio lì. Non bisogna però focalizzarsi sulle forme.

Vangelo ed Eucaristia. Tutto il resto può essere modificato, perfezionato, in funzione di come, dove e quando è il modo di vivere dell'assemblea celebrante.

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sabato 26 settembre 2009

Sull'ecumene (1)

Gesù nacque e morì nudo.
Non rivestì la sua vita di cose:
non indossò abiti ricamati,
ma si coprì di incontri e abbracci;
non dimorò tra muri di pietre,
ma circondato da molta gente.
non scrisse pesanti libri,
ma ci disse grandi parole.
Non ci lasciò
il suo corpo morto,
ma il Suo Spirito di Vita.

Ciò che la nostra mente
riveste, sistema e traduce
non è più il Figlio di Dio.

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martedì 14 luglio 2009

In sicurezza?

Questo è un appello del Centro Missionario Diocesano di Trento.
In rosso ho evidenziato quello che puoi fare tu, piccolo-uomo.

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Se voi avete diritto
di dividere il mondo
in italiani e stranieri
allora vi dirò che, nel vostro senso,
io non ho Patria e reclamo il diritto
di dividere il mondo
in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall’altro.

Gli uni sono la mia Patria,
gli altri i miei stranieri.

(Don Lorenzo Milani)

Il “pacchetto sicurezza” approvato in parlamento rende la nazione più insicura introducendo la discriminazione tra persone in base alla distinzione di condizioni personali e sociali. Ciò è in contrasto con l’art. 3 della Costituzione Italiana.

La legge:

1) Decreta il reato di clandestinità
Chi cerca futuro o pane non è, di per se, un potenziale delinquente. Con questa norma incorre in reato il migrante che perde il lavoro ed entro sei mesi non riesce a trovarne un altro; l’assistente domiciliare o colf che da mesi assiste i nostri anziani; i minori figli di immigrati irregolari; molti lavoratori del settore agricolo, turistico, ecc; sono tutti da punire penalmente? E che fine farà tutto il lavoro svolto in questi anni per armonizzare il diritto con l’accoglienza per promuovere l’integrazione?

2) Riconosce le associazioni “di volontari per la sicurezza” (ronde)
È preoccupante la delega a privati cittadini di compiti che sono propri delle forze dell’ordine, alimentando, in maniera perversa, un clima di diffidenza e insicurezza. Ritorniamo ad abitare i nostri territori, le strade e le piazze, re-imparando a relazionare: dal “buon vicinato” sino alla solidarietà quotidiana: ricerchiamo di tornare dall’io al noi.

3) Obbliga i pubblici ufficiali alla denuncia
Le istituzioni pubbliche da garanti dei diritti fondamentali diventano persecutorie. La paura aumenterà il rischio di fuga dai servizi pubblici fondamentali quali scuola, sanità, servizi sociali. Questo potrebbe portare al diffondersi di organizzazioni criminose che attendono a queste necessità.

4) Istituisce un albo...
... Per i clochards e i senza dimora, stigmatizzando così una categoria di persone già debole e senza difese. Questo provvedimento toglie possibilità all’iniziativa degli Enti Locali di gestire situazioni e casi con sensibilità e buon senso.

CHIEDIAMO

ai nostri referenti politici:

sostanziali modifiche alla legge appena approvata e non solo a favore di colf e badanti; non permettere il sorgere di alcuna associazione volontaria per la sicurezza; favorire le iniziative di relazione e integrazione in nome della tutela dei diritti umani di indagare sul destino delle persone rimpatriate.

ai pubblici ufficiali:
praticare, se necessario, forme di disobbedienza civile, garantendo i servizi e non la denuncia per il migrante non regolare.

alla cittadinanza:
sottoscrivere e fare sottoscrivere il presente appello; sostenere tutte le iniziative di accoglienza, solidarietà e tutela dei diritti fondamentali di ogni persona

Appello sottoscrivibile con una e-mail a partner@unimondo.org e visibile all’indirizzo www.unimondo.org.

Il presente appello è promosso: Punto d’incontro, CNCA Trentino, Fondazione Comunità Solidale, ACLI, CGIL, Volontari di strada, Unimondo, Fondazione Migrantes, Caritas Diocesana, APAS, Villa S. Ignazio, GrIS, Centro Missionario Diocesano, Comunità di San Francesco Saverio, Mensa della Provvidenza-frati Cappuccini, Casa della Giovane, Fiopsd, Commissione Giustizia e Pace, Pastorale Sociale del Lavoro

***

martedì 16 giugno 2009

Due piccoli cipressi



















Nati vicini,
radici intrecciate
nello stessa umile terra,
sotto un Cielo gentile
che dona acqua e sole,
due piccoli cipressi
tesi verso l'infinito
cercano insieme la Verità.
Ora vivono, uniti e felici,
circondati e protetti:
da Natura che è madre,
da Sapienza che è maestra
e dalle Arti del dire e del fare,
tutti loro carissimi amici.
Sanno bene
che la vita è breve
e cambia sino a finire
come il terreno che li trattiene
ed ogni cosa che sopra vi è posta.
Tutto, da un momento all'altro,
può svanire...
Tranne il Cielo
che per sempre rimane
e dall'alto li continuerà
a benedire.

***

Auguri, mio dolcissimo Amore.

***

giovedì 11 giugno 2009

Ci amiamo anche perché crediamo

La parte iniziale del nuovo rito matrimoniale cattolico prevede la memoria battesimale. Io e la mia dolcissima Lei, per sempre siamo cresciuti nello stesso paese, siamo diventati amici prima e innamorati poi all'ombra della stessa bella Chiesa: perciò possiamo realmente dire che il nostro Battesimo è stato alla base del nostro Matrimonio, il fonte battesimale sorgente anche dell'amore che ci unisce. La nostra fede è nata da quel sacramento che poi essa ha confermato, ed entrambi, in Gesù Cristo, ci danno speranza di salvezza. Ci è venuto quindi naturale di concludere quel momento liturgico della celebrazione nuziale cantando il Credo, specialmente quello nella versiona latina musicata nella stupenda messa Verbum Panis di C. Casucci e M. Balduzzi. Davvero è un brano che a noi mette i brividi.



Un complimento particolare al regista di questo video, perché ha saputo montare molto bene le immagini sul canto.

***

lunedì 8 giugno 2009

La serena felicità di quel giorno

Del nostro matrimonio ci ha colpito innanzitutto la particolare naturalezza con cui abbiamo vissuto tutta la celebrazione. Parlando per me sapevo che, pur essendo un tipo abbastanza ansioso la cui immaginazione a volte può influenzare lo stato d'animo, sarei stato abbastanza tranquillo perché il cosiddetto grande passo era stato da tanto tempo voluto, atteso, preparato. Non avevo altre aspettative emozionali. L'attesa della mia dolcissima Lei, per sempre è stata serena trepidazione. Poi, insieme, abbiamo vissuto il rito con tanta gioia, non pensata e cercata, non aspettata, ma sorprendente e spontanea. La festa è stata per noi, che ci siamo sentiti letteralmente circondati dall'affetto dei nostri familiari, degli amici e conoscenti, della nostra comunità. Perciò questo grazie pregato insieme, unico momento che ci ha visti attivi al di fuori del rito nuziale, oltre ad avere la validità generale per le nostre vite con cui era stato pensato e scritto, è diventato vivo, ha acquisito cioè in quell'istante anche una particolare attualità.

Preghiera di ringraziamento degli sposi


Grazie Gesù,
per il tuo costante sguardo d’amore,
che ci ha fatto nascere nelle nostre famiglie,
crescere nella nostra comunità
e credere a una vita
da vivere pienamente insieme,
per sempre.

Grazie per le numerose mani
attraverso le quali
ci hai sostenuto nelle prove,
consolato nelle sconfitte
e applaudito nelle conquiste.
Grazie per le chiare orme dei tuoi passi,
lì ad indicarci la strada da seguire.
Grazie per le tue Parole di vita,
di speranza, di eternità.

Benedici le persone
che hanno preso parte
alla nostra esistenza.
Ricompensali per i loro generosi gesti
d’amore libero e disinteressato.
Conserva in noi
la memoria viva e riconoscente
del loro esempio.

Custodisci le persone a noi care
e accogli nel tuo infinito abbraccio
chi tra loro ha già finito il suo viaggio.
Tu, che sei Dio,
esaudisci se vuoi la nostra preghiera
ma più di tutto, sia la tua volontà.

***

Caro piccolo-uomo, leggendo il sottotitolo del tuo blog direi che siete sulla strada giusta, viste le premesse vissute il 16 maggio scorso... Evvivan gli sposi!

***

sabato 16 maggio 2009

«Dio è Amore»


Ore 11.00:
adesso, davanti a Dio e a molte persone,
io e la mia dolcissima Lei ci sposiamo!


***

venerdì 1 maggio 2009

Lo conosceva

Dal sito de "L'Adige".

Ucciso a bastonate, fermato un magrebino
30/04/2009 09:29

TRENTO - È stato colpito con violenza, probabilmente da più persone, armate di bastone, che hanno infierito senza pietà e con accanimento. Poi lo hanno abbandonato, semisommerso, nel laghetto di piazza Dante, quella piazza che era diventata, da un po' di tempo, la sua casa. A trovare e recuperare il cadavere di Miguel Angel Cajo Ramirez, un senza fissa dimora peruviano, sono stati, nella tarda serata di ieri, gli agenti della squadra mobile. Il movente di questa furia omicida sarebbe da collegare ad una lite per una donna. Grazie alle telecamere installate del parco di piazza Dante la polizia ha subito preso il presunto assassino. Si tratta di H. E. H.

***

Commento di Michele, 30/04/2009 23:38.

Io conoscevo un po' il peruviano ucciso... Miguel... Lo conscevo da poco e ultimamente mi stavo legando a lui, forse per il suo carattere aperto... Era una persona veramente fantastica, una persona che mi stimava... Questa mattina, entrato in stazione delle corriere avrei dovuto vederlo ma è venuto un suo amico, mostrandomi il giornale e dicendomi che era Miguel, indicandomi l'articolo... Ci sono rimasto malissimo... Ieri mattina ero stato con miguel a parlare un po' fino all'ora di andare a scuola... Adesso qualche ***** lo ha ucciso... Dico solo una cosa: grazie Miguel per quello che hai fatto per me, anche se ci conoscevamo poco... Mi hai cambiato dentro... Vivrai sempre nel mio cuore.

***

Io passo quasi ogni giorno lì, in piazza Dante. Mi guardo bene da avere qualsiasi contatto con gli extracomunitari, tiro diritto per la paura, soprattutto se incrocio gruppetti di ragazzi un po' trasandati. Sono successe tante cose in quel parco. Eppure non mi sento contento di questo: mi piacerebbe fare come Miguel e Michele, non escludere la possibilità di un incontro vero tra persone. Caro piccolo-uomo: si può. Intanto prega per la vittima e per il presunto assassino.

***

Pagella: bilancio 2008-2009

In linea con quanto dichiarato qui, ripercorro i miei vecchi post per fare la mia prima web autoverifica.

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Libertà, Dieci anni fa, Questione di lievito, Nel dubbio, ragiono pesante o leggero?, Cercare, Trent'anni.
Credere 5: ho solo appena accennato ad alzarmi per davvero. Forza! Sono ancora schiavo di tante cose: mi salva la gratitudine, che ho imparato a sentire almeno un poco. Poco.

Christos anesti, Allenamento, Non mi sento molto responsabile:.
Testimoniare 5: ho corso poco. Forza!

Canta che ti passa, Etichette.
Fare 7: Mi sto impegnando a ricrearmi l'entusiasmo: mi sono anche iscritto a un corso. Inoltre sto diventando meno bacchettone! O no?

Non leggete i blog, Fuga n. 003, Riflessioni su Piccolo - Uomo.
Meditare 6: Lo slow blogging pare funzionare. A volte mi perdo ancora nella rete. Poco controllo.

Nontiscordardime: 4.
Pregare: Troppo, troppo poco!

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Media: 5,4. Direi maluccio.

***

giovedì 23 aprile 2009

Tradimento

Quali differenze tra Pietro e Giuda?

Esteriormente il gesto è identico, ci sono solo piccole differenze accidentali.
Interiormente cambia tutto.

Il rifiuto totale di DIO e la sua sostituzione con l'IO da parte di Giuda, che dispone della sua vita, la dice lunga sull'essere umano. Ancora una volta mi sembra essenziale il quadro della Genesi: l'uomo continua drammaticamente a voler cogliere il frutto, la conoscenza del bene e del male. Non si tratta di creazionismo, ma di rivelazioni ontologiche.

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. [...] Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. [...] E detto questo aggiunse: «Seguimi». (Gv 21, 1-19)

Pietro rinuncia al frutto, si sottopone al perdono, al movimento del cuore di Dio verso l'uomo peccatore. Infatti l'evangelista usa inizialmente in "mi ami tu più di costoro?" il verbo greco agapao, ovvero amare totalmente, senza limiti. Poi, la seconda volta, Gesù scende di un gradino "mi ami tu", lo stesso verbo ma senza più il paragone con gli altri. Infine il termine cambia, diventa fileo, cioè un piccolo, umile e umano voler bene, lo stesso usato sempre nelle sue risposte da Pietro. Qui c'è l'incontro dell'uomo con Dio, ma è Questi che si è mosso... Finalmente la rinascita, la ripresa del cammino: "seguimi".

Il perdono libera l'uomo.

Il suo rifiuto, invece, lo può portare fino alla schiavitù definitiva della morte.

***

Vita

1) Non me la son data¹.


2) Mi piace².


3) Non me la tolgo³.


Caro piccolo-uomo, su questo puoi essere sereno e risoluto:
non è ideologia, ma semplice ragionamento.


***

1. Fino a che non la conosceremo tutta non sapremo mai il perché.
2. Può cambiare, ma il passaggio corto 1-3 regge lo stesso.
3. Mi sembra ragionevole, non avendo certezze¹ sulle conseguenze del gesto. Questo punto è la causa del mio post: ringrazio Claudio che, come spesso accade, mi offre di che riflettere.

***

domenica 12 aprile 2009

Cercare

Non abbiate paura!
Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso.
È risorto, non è qui.
(Mc 16,6)

Sono due gli spazi che dominano la mia vita.
Nell'Ideale viaggio lungo precisi percorsi,
il motore è sufficientemente potente
e mi ritengo un discreto pilota.
Ma il Reale gli assomiglia assai poco.
Nonostante l'aiuto di strumenti precisi
e preziosi riferimenti, la mia guida stenta.
Con passi incerti procedo, spesso insoddisfatto,
faccio sempre le stesse cose, compio gli stessi errori.
Lo so: obiettivamente questo è poco più che sopravvivere.

Quale l'origine di questa divergenza?
Come fare perché uno spazio non contraddica l'altro?

Mi dicono:
tagliare, sfrondare...
Alla ricerca del nodo forte
che unisca i capi delle due funi, legandoli...

Da altri fratelli - Dio li benedica! - sento la risposta:

Se non lo cerco, per me, veramente lui è morto.
Se invece lo cerco ecco che, risorgendo,
Egli rinnova, risana e rivivifica la mia vita.


Perciò io voglio credere.
Perciò io Ti devo cercare.

***

lunedì 6 aprile 2009

Settimana dell'Amore


Chi sei Tu veramente?

Cosa posso fare,
per seguirti,
per non perseguitarti più?


***

martedì 31 marzo 2009

Etichette

Le etichette fanno male.

Quanto te le applicano sulla pelle nuda, magari perché ti sei presentato un po' indifeso, scoperto, c'è la sensazione di fastidio, di un corpo a te estraneo ma che ora ti senti addosso, non voluto e imprevisto. Poi vai a leggere che c'è scritto. Non ti riconosci e vuoi toglierla. Quello è il momento in cui forse fanno più male: una piccola depilazione che toglie anche la poca protezione che avevi. Più sono grandi, più sono dolorose.

No, no: le etichette si usano solo sulle cose.


Quindi anche tu, piccolo-uomo, quando parli con persone non farne uso.

***

domenica 15 febbraio 2009

Una prima osservazione sulla miscredenza: amnesie ed esclusioni

Premessa

Ho già espresso il pensiero seguente qui¹. Avendo ricevuto conforto sulla bontà di questa piccola riflessione compressa, ne faccio una pillola a mio uso e consumo, nel caso ne avessi bisogno per curare qualche malessere esistenziale. Chiedo preventivamente perdono nel caso in cui la lettura di questa pagina cagionasse a qualche vero filosofo cattivi sentimenti: sono solo un dilettante che si rivolge principalmente a sé stesso.

Pensiero

Tanta parte del materialismo contemporaneo nasce proprio dall’esclusione (comoda? rassicurante?) di tutto ciò che non è misurabile, ovvero l'estensione scientifica del classicamente sensibile. Va da sè che l’unica dottrina esistenziale compatibile con questo quadro è lo scientismo, magari peggiorato anche da gravi amnesie su questi fatti:
  • non abbiamo ancora capito completamente cosa sia la vita e come essa funzioni;
  • non abbiamo ancora capito come facciamo a scegliere…
Scopriremo prima o poi queste cose?

Eppure da tanto tempo l’uomo parla e ragiona circa le percezioni che gli pare arrivino da fonti altre sia rispetto ai classici cinque sensi che alla razionalità. Mi viene in mente il romanzo che ci suggerì il bravo professore di idrodinamica all’università: Flatlandia di Abbott. Sfrutto questo ricordo per dire, con un’analogia simile, che se il materialismo ragiona sull’asse dei numeri reali, ammettere l’esistenza di enti metafisici equivale ad introdurre l’asse immaginario; così, quando i credenti dichiarano convinti che l’esistenza della radice di -1 porta a soluzioni credibili di molti problemi reali, alcuni atei razionalisti sorridono. Qualcuno¹ mi suggerisce giustamente che lo stesso concetto di numero reale, da tutti oggi accettato e studiato, in gioventù ha suscitato inquietudini presso gli esseri umani: considerando che i numeri pur non esistendo fisicamente (locuzione cara ai materialisti), come tutti gli enti matematici, godono di una presenza oserei dire essenziale alla Natura, anche a me viene da sorridere. Quando lo scienziato accosta il metro all'oggetto di misura, invoca e produce un ente metafisico. Comunque gli stessi materialisti spesso non considerano di ammettere già l'esistenza di elementi metafisici, ovviamente purché provengano dalla sola ragione. Per quale motivo essa deve essere unica e da sola a ipotizzare e teorizzare enti non fisici? Perché il percepible non può essere solo la parte reale dell’esistente indipendentemente dalla mente umana? Perché non ammettere che le cose, letteralmente, possano essere più complesse (pare che l'analogia funzioni bene) di quello che si pensa, soprattutto considerando quanti siano i quesiti che l'uomo non è ancora riuscito a chiudere? In questo senso ritengo più matura la posizione agnostica ed il suo scetticismo più vero. Eppure, considerando il volume verbale sviluppato in spazi dedicati in rete al razionalismo, mi sembra che la loro presenza sia insufficientemente rappresentata, pur sapendo che essi teorizzano poco.

Rileggendo, mi accorgo che a me stesso ho più posto quesiti che fornito risposte. Questa, in fondo, è cosa buona e giusta.

(1) NablaDue mi aiuta spesso a pensare.

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lunedì 26 gennaio 2009

Lurker Maria

Vengo a conoscenza di questo termine gergale di Internet solamente oggi.

Ritengo giusto il metodo di relazione adottato da quelli che prima ascoltano l'altro, senza sentenziare, poi meditano ed eventualmente parlano. Questo atteggiamento è proprio della mitezza: ma essere miti non significa rinunciare a dire il proprio pensiero o a testimoniare la verità. Questa qualità certamente non è una propensione naturale dell'essere umano; la sento lontana anche dal mio carattere e dal mio comportamento abituale, ma voglio impararla e farla mia.

Osservare e pensare: così vorrei fare per tutto quello che mi capita, non solo nei rapporti umani, sapendo che a volte non capisco subito gli eventi che scorrono davanti ai miei occhi. Come Maria, che alla visita inaspettata dei pastori «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19) e dopo le strane giustificazioni di Gesù, "perso" nel tempio senza avvisare, «ritornò a Nazareth serbando tutto questo nel suo cuore» (Lc 2, 51).

Maria: la prima lurker della Storia?

Annunciata
Antonello da Messina
- particolare del volto -



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giovedì 15 gennaio 2009

Compito 1/7 - Frossard

Prima risposta al punto n. 4 di questo post, ma in parte avevo già fatto alcune considerazioni qui.

Di André Frossard (1915-1999) avevo già letto in rete; poi un vago ricordo mi ha spinto a cercare nelle librerie di casa, dove ho trovato proprio la sua testimonianza nel libretto "Dio esiste. Io l'ho incontrato", edizione SEI del 1969, in possesso dei miei genitori. L'ho letto circa un mese fa. L'esperienza dell'autore è senz'altro sorprendente, come un fiore che germoglia sulla roccia: un'improvvisa, inaspettata e intensa nascita alla fede, come la luce avvolgente che precipitò Saulo sulla via di Damasco.

Conversione di San Paolo
Michelangelo Merisi da Caravaggio


Mi ha però colpito di più l'altra conversione, nascosta e meno eclatante, raccontata nelle stesse pagine:

«Solo uno dei colleghi si dimostrava avido di conoscere il contenuto delle nostre conversazioni, delle nostre risate, dei nostri parlottii. Tanto per attizzare di più la sua curiosità, gli rispondevamo con un tono tra il serio ed il compiacente che parlavamo di questo e di quello, in sostanza di cose che non poteva capire perché non era né battezzato, né credente, né desideroso di esserlo. Poi, visto che protestava con forza la sua buona volontà, gli demmo per consegna, se voleva veramente la fede, di andarla a cercare nella chiesa di Saint-Nicolas-des-Champs, dove non avrebbe mancato di trovarla. Gli sarebbe bastato, allo scopo, di assistere tutte le mattine, per un mese, alla messa delle sei: gli garantivamo il risultato. È bene che ricordi che eravamo molto giovani; e non ho bisogno di precisare che non dubitavamo di niente. Il nostro collega seguì scrupolosamente le istruzioni. Ogni mattino andava a messa. "Allora?" gli chiedevamo quando arrivava al giornale. "Niente", rispondeva sconsolato. Niente dopo quindici giorni, niente dopo tre settimane. Cominciavamo ad essere segretamente inquieti. Passato il mese giorno dopo giorno, eravamo in preda all'angoscia. Aveva trovato o no la fede imprudentemente promessa? No, ci disse con una smorfia che faceva paura. Non poteva fare a meno di constatare che continuava ad essere fuori dalla fede, malgrado le assicurazioni e la nostra certezza. Eravamo costernati. Ma quale fu la nostra sorpresa, l'indomani, quando venimmo a sapere che il nostro energumeno - così veniva chiamato, allora, il catecumeno - era andato ancora una volta in chiesa! Non aveva la fede, ma non poteva più fare a meno della messa, tanto e così bene che finì per diventare cristiano nel modo meno comune che esista: per desiderio e testardaggine. Alla sua ora, non alla nostra. La sua ostinazione gli valse una fede meravigliosamente fresca, e l'abitudine di procedere per gradi al divino. Aveva il nome d'un pesciolino. Ed è sempre nella rete.»

Si dice che la fede sia un dono. Certamente lo è nel senso di una cosa grande e meravigliosa che porta speranza e felicità. Ma l'uomo può scegliere di credere. Ognuno può darsi la fede se lo vuole veramente. Non si tratta di una conversione una tantum, ma di una tensione continua e costante. Questo è il dono di Dio: ha rinunciato al suo potere di salvezza lasciandoci la possibilità e la libertà di procurarci la vita eterna¹. Quale Amore più grande?

(1) Qualche indizio sul come si può intuire qui (S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15).

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