L'uomo sa di essere molto potente.
Riconosce di essere privilegiato e avvantaggiato
rispetto a tutto ciò che vede dinnanzi a sè.
Vuole sfruttare questa posizione: ha sete della conoscenza,
di quella pura come di quella rielaborata in scienza.
L'uomo che scopre cose nuove ne è appagato
e si sente più grande. Vuole ancora sapere.
Va bene: ma se è solo questo che abita il suo cuore
e comanda i suoi pensieri e le sue azioni, allora è perduto.
Egli comincia a produrre verità su verità
tagliando tutto ciò che non può conoscere o capire,
ma che potrebbe solamente accettare.
Diventa giudice razionale, diffidente e spietato.
Prima o poi incontrerà Dio nella sua superba corsa.
La sua sentenza potrà essere diretta o implicita,
ma la condanna sarà comunque la stessa:
un'utile e comoda inesistenza.
***
Dedico questo monito a tutti coloro che si stanno allontanando da Dio. Non esaudite le vostre domande con un taglio definitivo, seducente solo perché l'abbandono potrebbe darvi un triste e comodo sollievo. Continuate a chiedere e a cercare. E poi l'innocente stupore delle cose.
In particolare ai naufraghi della ricerca che si ritengono razionalisti propongo la lettura di queste pagine e una frase di Alexis Carrel, ateo convertito:
"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore;
molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità."
Non era forse semplice voglia di osservazione, curiosità, quella che spingeva André Frossard ad aprire quel cancello alle ore 17.10, nel giorno 8 luglio 1935? E, dopo, non fu umile stupore il suo?
***
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Argomenti:
mercoledì 23 luglio 2008
Scetticismo e superbia
martedì 15 luglio 2008
Dove sono finito?
Ho pescato nella rete questa frase ed ho pensato che ben si adattava a Piccolo - Uomo.
"Sono fuori di me, e sto in pensiero perchè non mi vedo rientrare."
(Luigi Tenco)
Tristissima ironia.
Brutta storia, quella dell'autore, che però non conosco bene.
Sembra che Tenco si riferisse alla droga.
Dove caspita ho messo la bussola?
***
(Questa è una pillola: testo breve ma per me importante)
lunedì 7 luglio 2008
Pendo langu (2)
Dio è Amore (1Gv 4, 7-21)
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.
Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l’amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.
Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.»
Pendo langu - Amore mio
Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, sei il Vero Dio.
Amore mio, ti credo... Amore mio...
Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, il Vero Cibo.
Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, la Vera Vite.
Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, dell'Amore Vero.
Amore mio, io ti credo:
tu, Signore Gesù, sei venuto a noi, veramente.
***
Così semplice, e vero.
Adesso non oso aggiungere altro.
Ci penso: prossimamente...
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martedì 1 luglio 2008
Perché sono un piccolo-ingegnere-ambientale (2)
L'amico albero
Il giorno in cui son nata il mio papà
sembrava pazzo di felicità
con tutto l'entusiasmo di un bambino
piantò un bell'albero nel suo giardino.
Passaron gli anni e all'improvviso un dì
l'amico albero parlò così:
"Sono l'aria che respiri,
sono nave in mezzo ai mari.
Sono trave del tuo tetto
sono legno del tuo letto.
Sono bosco che protegge
da una grande nevicata
la valanga è mia nemica
tante volte l'ho fermata."
Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.
"Sono carta del tuo libro
sono fiamma del camino.
Il mio legno dà la voce
alle corde del violino.
Sono frutta nel tuo piatto
nella chiesa sono fiore.
Son radice nella terra
che non deve più franare."
Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.
"Sono arpa per le dita
della pioggia delicata
sono magico strumento
del concerto che fa il vento.
Son maestro per il coro
di cicale e raganelle.
E sto zitto ad ascoltare
le parole delle stelle."
Ricordate, ricordatevi bambini:
Rispettate gli alberelli,
li dovete sempre amare
come fossero fratelli.
(M. Maretti Soldi, N. Aprile)
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Sia il carattere che la forma mentale di me bambino erano in sintonia con questi due bellissimi testi. Questa cosa non la voglio perdere.
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Perché sono un piccolo-ingegnere-ambientale (1)
Il sole e il girasole
Dall'alto del suo stelo un girasole
guardando ogni mattina il cielo blu
con gioia salutava sempre il sole
e il sole rispondeva da lassù.
Un giorno disse il sole: "Come mai
mi segui sempre? Dimmi un po' perché..."
Rispose il girasole: "non lo sai
cosa sarebbe il mondo senza te?"
O grande sole, senza il tuo calore
non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano.
Non ci sarebbe più la primavera,
non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
e notte fonda e il gelo dappertutto...
Ma quando il cielo è grigio il girasole
non può vedere il sole, e cosa fa?
Il grigio di quel cielo è nel suo cuore
piange rugiada e pace non si dà.
E dice al vento: "senti, spazza via
le nuvole ed il sole tornerà
e al sole poi questa canzone mia
ti prego canta, e lui sorriderà!"
O grande sole, senza il tuo calore
non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano.
Non ci sarebbe più la primavera,
non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
e notte fonda e il gelo dappertutto...
(C. E. Trapani, S. Giacobbe)
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